Può un uomo sperperare l’intero bilancio pubblico per una festa? Può quello stesso uomo fare un massacro di studenti, perché avevano rifiutato di indossare le costose uniformi imposte dal suo “delirio imperiale”? Può un uomo ritenere di avere la missione di evangelizzare tutta l’Africa?
A tutte queste domande si può rispondere tranquillamente in maniera affermativa, se sei Bokassa I.
Bokassa il cannibale, Bokassa il dittatore folle, eccoci in un altro viaggio nei meandri del delirio umano per il potere. Destinazione: l’attuale Repubblica Centrafricana, all’epoca Impero. La storia di un Cesare della disperazione.
Bokassa era nato, nel 1921, in un villaggio non lontano da Bangui di cui il padre era capo, nei domini francesi in Africa. Venne affidato a dei missionari cattolici, quando rimase orfano di entrambi i genitori; i suoi insegnanti gli diedero il nome di Jean-Bedel. Provarono anche ad instradarlo verso il sacerdozio, ma ritennero che non avesse la giusta attitudine ai sacri misteri.
Egli, dopo essere stato cuoco ed essere quasi emigrato in Francia per aprire un caffè a Frejus, decise poi di arruolarsi nell’esercito della Francia libera di De Gaulle e ottenne anche varie decorazioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale rimase nell’esercito francese fino al 1962, per poi unirsi all’esercito della neo costituita Repubblica Centrafricana e, essendo cugino del presidente in carica, David Dacko, ne divenne rapidamente comandante.
La svolta per Boksassa avvenne nel 1966: mentre la sua nazione versava in gravi difficoltà, egli esautorò il presidente e cugino Dacko con un colpo di Stato e prese il potere come presidente della Repubblica e capo dell’unico partito ammesso, il MESAN. Pochi giorni dopo abolì la stessa costituzione ed iniziò a governare per decreto.
Nel 1972 si autoproclamò presidente a vita e, dopo un incontro con Gheddafi nel 1976, decise di convertirsi all’Islam. Si è comunque ritenuto che la mossa fosse stata orchestrata per ottenere gli aiuti finanziari libici, tanto che ritornò al Cristianesimo pochi mesi dopo.
Infatti, sempre nel 1976, Bokassa sciolse il governo e nel dicembre di quell’anno, al congresso del partito unico del paese, dichiarò la caduta della repubblica e la nascita dell’Impero Centrafricano. Si riconvertì al Cattolicesimo e il 4 dicembre 1977, un anno esatto dopo la proclamazione della monarchia, organizzò la propria incoronazione sul modello di quella di Napoleone, ritratta da Jacques-Louis David.
La sola cerimonia venne a costare 20 milioni di dollari e riuscì a prosciugare le già compromesse casse dello Stato di cui era diventato il sovrano. Nella sua idea di “realpolitik”, la proclamazione dell’Impero avrebbe elevato il suo paese tra quelli dell’area grazie al prestigio acquisito.
I risultati non furono quelli sperati. Quasi nessun capo di Stato straniero si presentò alla cerimonia ed il papa Paolo VI che, nelle intenzioni di Bokassa, avrebbe dovuto incoronarlo, preferì ignorare l’onore. Il tanto agognato “prestigio internazionale” era diventato occasione di scherno da parte dei critici esteri, mentre la follia economica spingeva il paese nel baratro.
Nel frattempo nell’Impero i diritti umani venivano sistematicamente violati: la tortura era ampiamente praticata, le crudeltà dei fedelissimi di Bokassa sulla popolazione allegramente ignorate, così come il contrabbando di minerali preziosi e i safari illegali di caccia di animali in via di estinzione. La Francia continuò a sostenere il dittatore-imperatore tanto che il governo francese lo definì “un amico e membro della nostra famiglia”. Il Presidente Valéry Giscard d’Estaing supportò il regime con aiuti finanziari e militari, ricevendo in cambio uranio, diamanti e licenze per i safari nella giungla.
Nel caso di Bokassa, l’ipocrisia occidentale ha permesso la creazione di un mostro (accusato dal suo stesso cuoco di essere cannibale pur se scagionato da tali accuse) o, meglio, di un “imperatore”.
Il suo “Impero” ebbe vita brevissima.
Dopo aver imposto un regime di crudele terrore, di spietata repressione e di spese senza senso, la sua caduta arriva con una protesta studentesca. Gli studenti si rifiutarono di pagare le costosissime uniformi imposte dal sovrano e decisero di radunarsi nelle piazze di Bangui. Bokassa diede ordine di sparare e massacrare gli “studenti svogliati”, facendoli anche prendere a bastonate, e circolò la notizia che lo stesso imperatore prese parte al massacro.
Questo fu troppo anche per la Francia.
Il governo francese prese le distanze dal suo “amico e compagno di merende” ed, anzi, organizzò il colpo di Stato, che riportò al potere il cugino Dacko nel 1979. L’ “Impero che doveva guidare l’Africa Nera” cadde dopo appena tre anni, ed il suo imperatore si trovò costretto a fuggire in Costa d’Avorio, essendo stato condannato a morte in contumacia nel 1980.
Invece di ricevere la giusta punizione, Bokassa riuscì a riparare, nel 1985, nel suo castello in Francia. Ma, nel 1986, informato di un imminente colpo di Stato, l’ex-imperatore decide di tornare in patria paracadutandosi da un aereo. La cosa non andò secondo i piani (cioè i Cento Giorni di Napoleone): venne arrestato e processato, condannato a morte, ma la pena fu commutata in ergastolo e, quindi, in vent’anni di carcere.
Alla fine riuscì ad ottenere l’amnistia e passò gli ultimi anni da uomo libero, con il vizietto della “pretesa al trono”. Venne sepolto alla sua morte nel 1996, presso le rovine del suo Palazzo Imperiale di Berengo, nella sua città natale.
Cosa ci dice la storia dell’Imperatore del Centrafrica?
Bokassa è un altro esempio di come la complicità occidentale sia capace di restare in silenzio. Volevamo esportare la civiltà, ma dietro di noi abbiamo lasciato solo le macerie di un rinnovato Neo-Colonialismo.
Bokassa è stato un dittatore capace di sperperare il denaro presente nelle casse del suo Stato. Un uomo capace distruggere l’economia del suo paese, inseguendo il sogno di una dottrina imperiale, pur avendo uno tra gli eserciti più deboli d’Africa. Ha regnato per 13 anni, 10 da presidente e 3 da imperatore, e ciò che l’ha tenuto al potere sono state le generose concessioni minerarie offerte alle potenze ex-coloniali e ad altri paesi.
La storia di Bokassa evidenzia come l’uomo, quando detiene il potere assoluto, non sappia più distinguere il giusto dallo sbagliato, abbagliato dalla stessa distorta figura che ha di sé. Arriva a vivere in un mondo proprio che, per Bokassa, era quello della Francia napoleonica. Ciò che rende curiosa la storia di Bokassa è questo: il potere assoluto ha trascinato quest’uomo al puro delirio.
Eppure sono stati una manciata di studenti adolescenti a farlo cadere, nel 1979, sacrificandosi. Questo ci dimostra che piccoli gesti e semplici manifestazioni di pensiero sono capaci, anche da sole, a far cadere un “Impero”. Ricordiamolo, ogni volta che qualcosa va male: non serve molto per far cadere una tirannia.
Pensate bene a chi si proclama salvatore della patria, liberatore degli oppressi e interprete della volontà di tutti.
Mentono.
Sono le idee che possono far cadere un regime, non gli uomini che se ne proclamano rappresentanti.
Puoi creare un Impero, puoi essere il capo, ma, alla fine, è sempre il popolo che decide se tenerti a galla o meno.