«Ricordando Ustica»

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Il 27 giugno del 1980, alle 20:59, il volo commerciale dell’Itavia del tipo DC-9 partito da Bologna e diretto a Palermo smette di inviare il segnale radar alle torri di controllo. L’aereo si trovava all’altezza delle due isole del mediterraneo, Ponza e Ustica e si preparava alla fase di discesa sulla scia del segnale aeroportuale. L’intero equipaggio, 69 adulti e 12 bambini persero la vita. I suoi resti verranno ritrovati solamente sette anni dopo sul fondale per ulteriori analisi.
A quaranta anni dal fatto commemoriamo quella che è stata definita la “Strage di Ustica”. Una strage a tutti gli effetti e non un avvenimento fortuito frutto di un cedimento strutturale come ritennero molti. Diverse furono le ricostruzioni, diversi gli esponenti delle forze armate che hanno ritrattato, diversi furono i depistaggi e le morti sospette.
Siamo nell’Italia degli “anni di piombo”, delle stragi di piazza Fontana, Piazza della Loggia e dell’attentato di Bologna. Il quadro internazionale geo-politico vedeva l’Italia stretta nella morsa di una scomoda alleanza. Costretta a mediare tra la Nato, l’Eliseo e l’inviolabile patto di alleanza con Gheddafi che forniva all’Italia lavoro e risorse primarie dalla Libia. Non abbiamo una verità certa. Quello che è sicuro di quella sera, grazie all’analisi delle tracce radar, è che lo spazio aereo mediterraneo fosse densamente popolato da velivoli militari appartenenti a vari paesi. L’ipotesi è che il tentativo fu quello di abbattere il Mig libico sul quale viaggiava Gheddafi di ritorno da una campagna in Polonia o forse dalla Bulgaria. Tante le spiegazioni:
tra le prime quella del PDRI, allora Cossiga, il quale attribuì la colpa ai velivoli francesi;

altre testimonianze vennero rese e poi ritrattare dai militari della portaerei Saratoga che allora ormeggiava nel porto di Napoli e che la sera dell’avvenimento era al largo. Alcuni sottoufficiali videro gli F-4 rientrare sulla portaerei senza equipaggiamento;

un’ulteriore ricostruzione fu quella di un esperto della NTSB Americana (National Transportation Safety Board), secondo cui dai tracciati emergeva che uno dei caccia coinvolti fosse in assetto da attacco rispetto al DC-9 con il sole alle spalle avere una visione migliore.
In effetti il 18 Luglio un Mig Libico precipitato venne ritrovato sulle montagne della Sila, ma il caso venne archiviato come estraneo alla notte di Ustica.

La tesi della parte civile ricostruì la dinamica riferendosi a delle circostanze in cui due Mig libici si trovavano con o senza permesso, sulla scia del volo commerciale per confondersi con il DC-9 e plausibilmente non essere attaccato. Ciò che accade dopo, invero, è che probabilmente quel missile venne lanciato, non sappiamo da chi, ma l’aereo dell’Itavia si trovò al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Occorre conservare la memoria di quell’evento e di quel periodo della storia italiana in cui gli intrecci tra politica, interessi sovrannazionali, servizi segreti alimentarono una guerra sanguinosa. Oggi preserviamo il ricordo di chi si trovava su quel volo e di chi ha perso la vita in circostanze successive all’avvenimento. Ustica è un muro di gomma (dal film di Marco Risi del 1991), inscalfibile e capace di far ritornare al mittente, con tutte le conseguenze, i tentativi di spiegazione, ad oggi solo parziali. Ricordiamo Ustica affinché il prima possibile possa essere fatta definitivamente chiarezza.

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