È agli occhi della cronaca la notizia che sulla piattaforma change.org un gruppo di attivisti ha chiesto la rimozione, come riportato sul The Guardian, dalla medaglia dell’Ordine di San Michele e di San Giorgio, assegnata agli ambasciatori britannici, della raffigurazione riportata su di essa.
La causa di questa richiesta sta nel disegno sulla medaglia: si tratta della famosa rappresentazione di San Michele, che schiaccia con il piede la testa del demonio sconfitto.
Secondo questi attivisti, la scena è altamente razzista, perché ricorderebbe l’omicidio di George Floyd in America, per tanto l’iconica raffigurazione va rimossa dalla medaglia commemorativa.
Il razzismo è una piaga, esiste ancora ed è un male da sradicare non solo nelle società, ma nel cuore degli uomini. Tuttavia questa richiesta, che definire assurda è riduttivo, travisa totalmente l’obiettivo di chi l’ha proposta. Non ci troviamo di fronte a semplici attivisti, ma a veri e propri fan-atici (dove fan va inteso come tifosi, che forse non hanno ben capito cosa stanno combattendo e come farlo).
Si cerca di combattere una piaga sociale in modi erronei e superficiali.
Tutto viene etichettato e classificato. Il pensiero, la parola e perfino l’arte vengono appiattite in un’etichetta o in una definizione (etichettare di per sé come concetto è discriminatorio) e si finisce in una sorta di caccia alle streghe, finendo in un gioco molto pericoloso, che vede il male anche dove non c’è.
Basti pensare al fenomeno delle ultime settimane: statue distrutte o tirate giù, come quella di Colombo o di Churchill, perché accusate di rappresentare personaggi storici razzisti, xenofobi o addirittura stupratori (come il caso di Indro Montanelli in Italia), decontestualizzandoli totalmente dalla loro epoca e pretendendo di inserirli in un tempo totalmente diverso, applicando schemi ed usi standard contemporanei.
Già di per se un’operazione come questa è folle; ragionando in questi termini, non dovremmo studiare Aristotele (secondo cui, la figura maschile è più importante di quella femminile) perché potremmo accusarlo di misoginia o dovremmo eliminare le pagine sul colonialismo, dal momento che vi sono stati dolorose e cruente operazioni sanguinarie o, ancora, non avere contezza dei fatti che le due guerre mondiali hanno causato in Italia ed in Europa…pura follia.
Le azioni sono ovviamente da condannare e respingere, ma vanno contestualizzate.
Bisogna accettare, come umanità, il proprio passato e imparare da esso, non ignorarlo perché non ci piace!
Buttando giù statue, strappando via pagine brutali della nostra storia, dimenticando gli errori, avremo un mondo meno razzista?
Non lo sappiamo, ma di certo avremo un mondo più ignorante e meno libero.
Senza memoria l’umanità non ha futuro.
Senza memoria non vi è progresso.
Un’umanità che non affronta il suo passato, ma lo nasconde ai propri occhi nulla può essere e, appiattendoci in etichette, saremo pari a quei razzisti che tanto condanniamo.
Per cercare ossessivamente di vestirci di libertà, finiremo per spogliarci di quella che abbiamo.