J-Ax, una contro-biografia dello “Zio” di tutta Italia

Tempo di lettura: 9 minuti

Non è facile parlare di un fenomeno musicale tanto poliedrico quanto controverso qual è Alessandro Aleotti, ai più noto come J-Ax. Non è facile perché lui, più di tanti, ha attraversato il suo genere musicale attraverso voli vertiginosi e ripide cadute, ogni volta reinventandosi e ricominciando dal basso.

Ad oggi siamo alla terza “(ri)nascita” del cantante che ha uno dei freestyle più veloci nel panorama hip-pop italiano ed è anche tra gli autori più prolifici, considerando anche i progetti collaterali e le collaborazioni.

J-Ax: Senza filtro

Ma mi spiace per ora non credo sia un mondo perfetto. Domani smetto, è meglio se richiami domani.

Articolo 31 (2002). Domani Smetto, nell’album omonimo.

“Mi han sempre fatto morire quelli che dicevano: «Ti sei venduto!». Ero già venduto prima di fare il primo disco!” 1

Ma andiamo con ordine: fare una mera biografia sarebbe inutile perché di lui, per quanto riservato, si trovano informazioni ovunque, oltre a due libri. Quello che c’è da scrivere è una contro-biografia, nel senso di un racconto visto non dal palco, ma dalla platea: insomma, raccontare cosa ha rappresentato per il pubblico. Infatti, nonostante la nota riservatezza, si possono cogliere tanti episodi ed aneddoti della sua vita proprio dalle sue canzoni: un esempio lampante è quanto racconta in Due su Due sul profondo legame con il fratello, Luca Paolo, noto come Grido.

Come riportato dall’artista nella citazione iniziale, una delle primissime esperienze da rapper di Alessandro Aleotti è proprio nel mondo della pubblicità: precisamente uno spot per la FIAT Uno versione Rap Up. D’altronde, lui stesso ha detto, deridendo chi lo criticava dandogli del venduto, che i suoi inizi erano partiti proprio dal mondo commerciale (“Il Roberto Bolle del rap” dice lui perché era stato chiamato ad interpretare quello spot quasi per caso1). Già dagli inizi, dunque, non era timoroso nel fare quelle esperienze con il rischio finanche di sbagliare: dalle pubblicità ai primi spettacoli nelle discoteche lombarde.

Dj-Jad e J-Ax in una foto di fine Anni ’90

Dall’ascolto delle sue canzoni, poi, emerge più volte il concetto di sfigato inteso, in questo caso, non come episodio astratto, ma come fil rouge che caratterizza tutto il suo modo d’essere e d’intendere il proprio ruolo all’interno del panorama musicale e, forse, nella vita.

Ed è proprio questa voglia di rivalsa (Da piccolino ero complicato. Considerato uno sfigato. Tu ben inserito, il favorito. A ginnastica ero un impedito, tu un mito – Nato sbagliato, 2005) che l’ha sicuramente spinto ad affrontare sempre temi seri, semiseri e per nulla seri, ricevendo anche la nutrita critica da parte della stampa parruccona di fine anni ’90 ed inizi duemila, durante i quali vi fu l’esplosione degli Articolo 31, gruppo musicale fondato con l’amico Vito Luca Perrini (Dj-Jad). Al tempo il loro gruppo, per i temi affrontati, era considerato una specie di pericolo pubblico per le giovani menti dell’epoca, visto che apertamente si parlava di marijuana e di sesso; il tutto senza filtri e portando questi temi nella musica mainstream, in un momento in cui la musica sanremese la faceva ancora da padrona nella televisione.

Un successo che, a tratti, potrebbe sembrare sorprendente, ma che aveva colto tutta quella voglia di sfogo repressa di un’Italia che viveva nell’idea dell'”ancora baciamo la mano, che bel miracolo italiano“, un’Italia che era appena entrata in quella che i giornali si affrettavano a definire Seconda Repubblica, come se, con una passata di vernice, si potesse definire nuovo lo stesso vecchio e cadente palazzo.

L’epopea degli Articolo 31 è stata anche la chiamata alle armi di quegli sfigati che, ascoltandone gli album, si riconoscevano in quella musica ed in quelle tematiche che la scuola non faceva conoscere (a tratti ancora adesso). Non è facile oggi, nel paese della musica leggera, rendersi conto della portata culturale che hanno avuto gli Articolo 31, eppure, ancora adesso, come lo stesso J-Ax cantò in una canzone, c’è “quello con la nostalgia come se fosse colpa mia, che non tromba dai tempi di “Maria Maria!” (Meglio Prima, 2011) che, in ogni caso, continua a seguirlo nei concerti con i tanti altri che si sono uniti nel tempo e sono diventati i milioni di nipoti di cui l’artista ha scritto in “Intro“.

Forse gli Articolo 31 non furono, specie negli ultimi due album (Domani Smetto, 2002 e Italiano Medio, 2003) dei “radicali” della scena rap, ma furono sicuramente fra coloro che portarono il rap dal pubblico dell’underground a quello mainstream, con anche delle collaborazioni come quella con Lucio Dalla o l’esperienza della Spaghetti Funk, riformatasi nel 2018, dov’erano compresi numerosi esponenti della scena hip pop/funk italiana.

L’Italia chiama, J-Ax risponde

Ci sono quelle quelle sere che sono più dure, dove serve bere. Via le paure e dentro ci si sente piccoli per sempre.

J-Ax (2006). Piccoli per sempre in Di Sana Pianta.

“La mia dimensione ideale è tra l’incazzato e il divertito” 1

L’esperienza degli Articolo 31, per quanto abbia sicuramente costituito una parte importante della carriera musicale di J-Ax, finì nel 2006 con l’inizio delle carriere soliste dei due protagonisti, rompendo quel sodalizio che era andato avanti per 16 anni (che J-Ax descrive con tenera amarezza con le parole “E quello che credevo fosse un mio fratello vero, Due bambini che da zero, hanno messo su una gang” in Intro) che aveva portato sia lui che Dj-Jad al successo nazionale. Il gruppo, poi, si è poi riunito nel 2018 dopo questa lunga pausa con la partecipazione di Guido Carboniello, collaboratore di lunga data di J-Ax e morto alcuni giorni fa.

J-Ax nel 2009

L’esperienza da solista è per lui qualcosa di nuovo: è stato un ricominciare da meno di zero, come lo stesso artista ha fatto notare in più di un’occasione, tanto nelle canzoni del primo periodo da solista, che in svariate dichiarazioni. Un nuovo inizio, dopo l’ebbrezza della riconquista del forum, dalle poche decine di persone fino ad arrivare a riempire interi locali, anche dopo cocenti delusioni discografiche. Un periodo, quello 2007-2014, che è stato la seconda “nascita” di J-Ax, con brani dove alla rabbia si mischiava l’amarezza per un passato recente, ma con la convinzione di poter essere meglio, senza auto-convincersi di essere diventato un classico del suo genere. Per usare le sue stesse parole, un “distruggere per poi ricostruire”; in questo secondo periodo, questo continuo frammentare e ricomporre sé stesso l’ha portato ad esplorare nuove realtà ed anche a creare la sua Accademia delle Teste Dure.

Quello che può essere definito il suo secondo periodo, dunque, è stato caratterizzato tanto dalla sperimentazione quanto da una ricerca di identità con la volontà di andare oltre il personaggio che era negli Articolo 31. Un’evoluzione non scevra di cadute, come fu nel caso dell’album Rap ‘n Roll che, al contrario di quanto possano far intuire le vendite, non fu l’album di un J-Ax finito, come dimostrerà poi la sua carriera, ma era parte di quella ricostruzione.

Eppure i fan storici non si sono mai dimenticati di lui, forse non l’hanno sempre apprezzato, ma questo tribolato percorso ha aggiunto agli stessi fan storici anche tanti altri nuovi fan, continuando ad attraversare generazioni differenti sia di ascoltatori che di persone del mondo della musica, con numerosissime collaborazioni tra cui Marracash, Guè Pequeno, i Viboras e Jovanotti. È proprio il caso che per una volta che gli è andata bene, è andata storta altre mille volte.

J-Ax: l’uomo col cappello

I media provano a dettare la moda, ma sono come vergini che si raccontano come si scopa

J-Ax (2015). Sono di moda in Il bello d’esser brutti

“La cosa che mi fa paura è che non mi sento maturo” 1 – “Io distruggo per ricostruire”

Nonostante questo ricostruirsi, tra la seconda e la terza nascita, c’è stato un silenzio di quasi quattro anni che è il periodo che va dall’album Meglio prima (?) e Il bello d’esser brutti, quest’ultimo che ha rappresentato, a detta dello stesso J-Ax, il suo miglior album ed è qui – proprio come lui stesso afferma, citando una recensione musicale – che c’è quella perfetta sintesi tra l’incazzato ed il divertito, perché Il bello d’esser brutti è caratterizzato tanto da nuove sonorità e da varie collaborazioni, quanto da un mix tra canzoni piene di amarezza con altre dal tono più comico. Ma forse è proprio in quest’album che l’artista, che nella vita reale è molto riservato, rivela tanti aspetti del proprio io ed emerge quel senso di rinascita che l’hanno portato a definire quello che possiamo chiamare il suo terzo vestito artistico, quello dell’uomo col cappello che esiste per “farti irritare la gente normale che dirà: «Non ti vergogni alla tua et໓.

Ed è importante concentrarsi un momento sull’album Il bello d’esser brutti perché è qui che il “manifesto artistico” di J-Ax può dirsi compiuto. Nei suoi brani c’è un po’ tutto l’artista: dal rapper dal freestyle velocissimo, al punk rocker, fino all’uomo che sa scherzare (e forse lo fa fin troppo spesso, ma con stile), ma che non riesce ad essere maturo. Ma è proprio quest’immaturità che lo porta a continuare, non a vivere dei soli successi passati.

Nasce, dunque, lo “Zio” che poi, in realtà, sembra quel fratello più grande in cui ci si può immedesimare perché non è inarrivabile, anzi è fin troppo auto-ironico, anche considerando il suo percorso professionale che l’ha portato a collezionare numerosi dischi di platino e a stare in vetta alle classifiche musicali più volte nel corso degli anni, con un grande successo anche nei concerti con numerosi sold-out. Ed è questa sua vicinanza con i fan e le loro tematiche che ha rappresentato uno dei segreti del suo successo, pur rimanendo sempre più un artista che un imprenditore.

L’album “Il bello di esser brutti”, infine, contiene numerose canzoni scritte con artisti che vengono cronologicamente dopo gli anni dei suoi primi successi, ed alcuni di coloro con cui ha collaborato sono stati anche suoi fan nel periodo adolescenziale. Del resto, come non ricordare proprio Fedez che, come da questi ha affermato, è cresciuto ascoltando gli Articolo 31.

J-Ax e Fedez: la parentesi dei Comunisti col Rolex

E, forse, la collaborazione più significativa di questo terzo periodo è proprio quella con Fedez, con cui ha scritto l’album Comunisti col Rolex, secondo per numero di vendite nell’anno 2017 in Italia con oltre 150mila copie vendute, superato solo da Divide di Ed Sheeran. Anche questo disco ha rappresentato uno dei maggiori successi di J-Ax e, correlativamente, di Fedez, tanto che i due hanno affermato che erano, in un certo momento, la coppia di artisti più odiata dagli altri dell’ambiente musicale per la loro sovraesposizione; la qual cosa è sicuramente vera, se si considera che con singoli come Vorrei ma non posto sono stati tra gli artisti più presenti nelle estati dal 2015 alla rottura del 2018.

Un connubio, quest’album, in cui il fan (Fedez) si è unito allo Zio creando una sintesi incredibilmente azzeccata rap-pop poco prima dell’affermazione della Trap, dove, oltre a brani zarri, ci sono pezzi dal grande valore artistico come Assenzio, dove si è vista anche la bravura dei due che sono stati capaci di grandi pezzi, oltre che a canzoni da classifica. Comunisti col Rolex è stato un album di risposta a puristi e detrattori, ha diviso la critica (ma quando mai loro due l’hanno ascoltata?), ma ha ricevuto il favore degli ascoltatori.

J-Ax e Fedez i “Comunisti col Rolex”

Ma il punto non è parlare del successo dell’album, piuttosto di quello che ha rappresentato nella carriera dei due artisti: per Fedez è stato il momento di una raggiunta maturità artistica e per J-Ax è stata una nuova vetta della sua terza rinascita artistica. Alcuni li hanno definiti la coppia d’oro del rap-pop, ma prima di questo erano amici, tanto che, come loro hanno raccontato, oltre al rapporto di bromance, hanno condiviso alcuni episodi divertenti come la tifoseria politica fatta la sera urlando durante i programmi di Michele Santoro 1.

Un peccato che la collaborazione artistica e personale sia finita in malo modo nel 2018, pur se, nel 2022, i due sono ritornati assieme con il concerto Love Mi a Milano, fatto per beneficenza, dove si è rivista quella coppia esplosiva e criticata che , però, sapeva macinare un successo dietro l’altro e c’è da augurarsi che i due, a 5 anni dal successo di Comunisti col Rolex, siano di nuovo capaci di ricostruire la coppia d’oro della Newtopia (l’etichetta fondata assieme).

J-Ax: la storia continua…

Ora J-Ax continua a vivere il suo terzo periodo. C’è chi lo accusa di essere passato dal sincero underground del primissimo periodo al personaggio vendibile e commerciabile che è oggi. Piuttosto sarebbe corretto dire che il rapper è andato avanti, è maturato insieme con i suoi fan della prima ora, guadagnandone anche altri, come confermano i dati dello streaming e delle vendite con numerosi dischi d’oro e di platino FIMI, scrivendo anche brani di grande valore come Tutto tua madre, inframezzati da pezzi zarri come Salsa o Ostia Lido. J-Ax, dunque, è tutt’altro che finito, anzi, continua a ricevere i pareri contrastanti della critica e l’affetto dei suoi fan.

Ma poi, in fondo, della critica parruccona non se n’è mai fregato e certo la cosa non cambierà oggi, e quando ha iniziato a sdoganare un genere che arrancava con la formula che ha ideato per il brano Tocca qui1, ha reso un genere straniero, pensato su una lingua straniera, parte integrante del panorama musicale nazionale. È un genio? Ai posteri l’ardua sentenza, ma certamente i trapper e rapper di oggi sono tutti un po’ nipoti musicali dello “Zio” pur se è sicuramente vero che la scena ha avuto tanti grandissimi protagonisti prima e dopo

In fondo, lui è stato la prima bomba in città ed il suo continuo reinventarsi lo mantiene sulla cresta dell’onda dopo oltre vent’anni di carriera, perché bisogna essere un po’ criminali per salvare il mondo ed è stato quel suo continuo viaggiare sul filo tra l’incazzato ed il divertito e tra contrastanti emozioni che l’hanno reso amato e odiato allo stesso tempo.

E sicuramente non è poco perché, come dice nella sua “Autobiografiax”, la sua è la “storia di uno sfigato di successo”.


Riferimenti

  1. Intervento di J-Ax al Podcast Muschio Selvaggio di Fedez, Luis Sal e Martin Sal.
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