La caccia agli elefanti non è ancora finita

Tempo di lettura: 4 minuti

E’ successo stavolta nello Stato indiano del Kerala. Un’elefantessa, fuggita dal Silent Villey National Park in cerca di cibo, mangia un ananas pieno di petardi, forse lasciato lì per allontanare i cinghiali dal villaggio. La morte non è istantanea. Brucia di dolore.
Raggiunge il fiume dove troverà la fine, in piedi con la testa abbassata nell’acqua.

«Si fidava di tutti. Quando l’ananas che ha mangiato è esploso, doveva essere terrorizzata, non per sé, ma per il suo piccolo che avrebbe partorito tra 18 o 20 mesi. Non ha fatto del male ad un singolo essere umano, nemmeno quando correva per le strade del villaggio, a causa del dolore lancinante.  Non ha distrutto una sola casa. È andata nel fiume ed è rimasta immobile con la testa in acqua, come per provare a sopportare quel male».

Così parlano di lei i militanti del parco. I testimoni della morte e impossibilitati a poter fare qualcosa, poiché l’elefantessa non faceva avvicinare nessuno, cosciente del suo triste destino, raccontano che il povero animale aveva la bocca completamente spaccata e il corpo colmo di ferite. Più di tutto, in grembo portava un cucciolo, non più grande di 18 mesi.

Questo è successo in India, un Paese in cui vige un grandissimo rispetto per gli animali e in particolar modo per gli elefanti – seppur è oltremodo atroce la pratica di impiantare esche esplosive per allontanare gli animali, a prescindere da quali siano. Tuttavia, questi esseri viventi non hanno mai avuto un’esistenza semplice e, dato che questa vicenda ha finalmente attirato la vostra attenzione in merito, invitiamo a sensibilizzarvi su un tema abbastanza scottante che vede proprio gli elefanti come i principali protagonisti: la caccia all’avorio.

E’ una silenziosa strage di elefanti quella che accade nel continente africano, più specificamente in SudafricaNamibia, Botswana e Zimbabwe. Ma ai cacciatori non importa degli elefanti, a loro interessa dell’avorio e del mercato nero che gira attorno ad esso. Un mercato che lascia indifferente l’uccisione di questi poveri animali, che soltanto nel ventunesimo secolo, da 50.000 le specie si sono ridotte a 10.00 soltanto.
E’ forse anche per questo motivo che i presunti assassini non si sono preoccupati affatto di lasciare un ananas colmo di petardi così, in un Parco Nazionale.

L’avorio viene essenzialmente ricavato dalle zanne di elefante. In passato veniva utilizzato soprattutto per ricavare oggetti d’uso quotidiano, o per svolgere rituali religiosi. Oggi l’avorio è la merce più preziosa del mercato orientale, il suo possesso indica ricchezza e successo. Da esso, viene prodotto l’oro bianco e possederlo equivale ad occupare un determinato posto nella società. E’ proprio per questo motivo che combattere il mercato nero dell’avorio è molto complicato.

“Il commercio dell’avorio e la deforestazione stanno portando l’elefante all’estinzione. Si calcola che circa 20.000 elefanti africani siano uccisi dai bracconieri ogni anno”

Per via del suo uso tradizionale nel passato, soltanto nel 1989  Convention on International Trade in Endangered Species (Cites) ha chiuso il mercato internazionale dell’avorio per la salvaguardia degli elefanti. Peccato che tra il 1989 e il 2007 è stato concesso all’Africa di disfarsi di tutti i resti d’avorio accumulati nel resto degli anni, vendendoli legalmente alla Cina e al Giappone. Ciò ha reso possibile la vendita sul commercio di molti gioielli e oggetti in oro bianco, facendo salire l’economia dei paesi stelle. Questo non impedì alla criminalità organizzata di continuare ad arricchirsi, alla mercé della morte di moltissimi animali.

Secondo alcuni studi, infatti, è stata proprio questa manovra della Cites a fare in modo che l’avorio potesse passare legalmente nei paesi, dando  l’opportunità ai bracconieri di poter svilupparne un mercato nero, facendolo passare alla dogana come avorio legale.

In Europa, invece, l’avorio poteva essere venduto senza alcun tipo di restrizione, soltanto se lavorato prima del 1947. Se si trattava invece di avorio lavorato e acquisito tra il 1947 e il 1990, poteva essere venduto soltanto tramite certificazione. Ma anche questa strategia, tuttavia, lascia il tempo che trova. L’avorio in Europa è stato venduto tranquillamente sia da online che da privati, avendo scoperto molte scorte di avorio grezzo risalenti all’era coloniale che ovviamente, l’UE non ha tenuto per sé. Nel mercato nero le zanne di elefante possono arrivare a costare fino a 10mila euro, e 2,42 tonnellate di avorio sono state sequestrate tra il 2011 e il 2016. Il mercato asiatico si è arricchito sempre di più, mentre i ranger scoprivano giorno dopo giorno carcasse di elefanti morti in giro per l’Africa.

Anche se nel 2017 la Commissione Europea ha statuito di mettere fine all’esportazione dell’avorio nel mercato, questo non ha impedito ai bracconieri di continuare il loro sporco lavoro. Negli ultimi anni, tra le altre cose, così come riportato dal WWF, il commercio illegale dell’avorio ha finanziato le attività criminali di bande armate e gruppi terroristici.  

“Le leggi europee, come già detto, offrono una grande scappatoia per l’immissione nel mercato di avorio illegale. L’indagine del 2018, condotta da Avaaz e dall’università di Oxford, si è proposta di testare col metodo del radiocarbonio degli oggetti acquistati nel vecchio continente, etichettati come antichi, cioè risalenti a prima del 1947. Il risultato, pur essendo relativo per via della diversa quantità di oggetti reperiti nei diversi paesi, è stato di 81 oggetti illegali sui 109 campioni presi in esame. La pressione sull’Ue affinché migliori la propria regolamentazione sul commercio d’avorio è sempre più forte. Gli attivisti chiedono il divieto totale del commercio del materiale, come unica soluzione per salvare l’elefante dall’estinzione”

(ilbolive.it)

Ciò che addolora di più i rangers è il fatto che gli elefanti siano esseri davvero molto intelligenti ed emotivi. Sono coscienti della loro importanza sul mercato nero, tendono a nascondere le zanne quando sanno di essere osservati dagli esseri umani, proprio perché sanno che il loro avorio è prezioso. Posseggono, inoltre, memoria emotiva superiore a quella umana. Quando trovano scheletri o resti di elefante, sanno riconoscere la carcassa alla quale appartenevano e la riportano alla famiglia. Se invece hanno memoria dell’amico purtroppo deceduto, passano sul posto più volte per dirgli addio più volte possibile.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Inserisci la tua e-mail e resta aggiornato con i nuovi articoli pubblicati!

Ricorda di confermare la tua e-mail!
icon
Sottoscrivi
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Feedback Inline
Vedi tutti i commenti