La legge Zan, prospettiva di una battaglia necessaria

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Con 265 voti favorevoli, il 4 Novembre, è finito l’iter alla Camera dei Deputati della proposta di legge a firma del deputato Zan. Questo disegno di legge, in 10 articoli, reca la modifica degli articoli 604-bis e 604-ter del Codice Penale, che riguardano i reati contro la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica e religiosa. La proposta mira alla modifica dei sopracitati articoli in modo da aggiungere, nell’ambito di un reato già previsto, un fatto, penalmente rilevante, nuovo: la violenza o la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o di genere.

Questa proposta di legge si trovava bloccata alla Camera dalla presentazione della stessa proposta nel Maggio 2018 a firma di Alessandro Zan. Poi, la sua storia dei lavori parlamentari ha seguito un percorso tortuoso, prima bloccata per via del fatto che il governo fosse una coalizione tra Movimento 5 Stelle e Lega, quest’ultima fiera oppositrice del disegno di legge, successivamente, bloccata dall’emergenza dovuta alla pandemia. I lavori in Commissione sono andati a rilento sin dall’inizio, per poi avere un’accelerazione sotto gli auspici dell’attuale coalizione che sostiene il Governo Conte.

Eppure questo testo legislativo, dopo l’approvazione della legge n.76/2016 sulle unioni civili, è diventato tanto necessario quanto urgente. Il fenomeno della sessualità alternativa, infatti, ben lungi dall’essere comunemente accettato nel nostro Paese, per lungo tempo, è sempre stato vittima di reati d’odio, noti alle cronache nazionali. Troppe volte i corpi e le vite delle persone della comunità LGBTIQ+ hanno recato i segni della violenza insensata, della guerra di principio, della strenua “difesa” delle famiglie tradizionali e delle tradizioni in generale. È come una guerra, ma persino questo termine sarebbe un eufemismo che proverebbe a cercare una ragione. In realtà questo fenomeno d’odio non ha altre ragioni al di fuori di una becera bestialità, motivata, senza voler esagerare, dalla convinzione di voler compensare le proprie frustrazioni o, peggio, dalla propria ignoranza. E, proprio per questi motivi, si rende necessario un testo normativo come quello proposto dall’on. Zan.

Consideriamo, quindi, il fatto che, prima della pandemia, trascorrevamo serate arricchite da alcool e violenza, le cui vittime erano, di solito, stranieri ed omosessuali: i casi di cronaca sono numerosi. E se le diverse confessioni sono tutelate dall’articolo 604-bis del Codice Penale e della relativa aggravante nell’articolo successivo, risulta essere un totale controsenso la mancanza di un’analoga previsione per la comunità LGBTIQ+. Queste norme furono introdotte nel Codice Penale nel 2018 con questa (colpevole?) mancanza a cui cerca di rimediare la proposta di legge Zan. La domanda, quindi, dovrebbe essere non sul perché il deputato Zan combatta la sua battaglia, ma perché questa battaglia non sia iniziata un decennio prima.

Inutile nascondersi dietro ad un dito: siamo in ritardo sui nuovi diritti come siamo in ritardo su tanti altri temi civili e sociali. Ed è altrettanto inutile nascondere i colpevoli, i quali portano il nome dei politici nostrani delle più svariate legislature. E, nonostante questo, alle soglie del 2021, questa legge ha conosciuto un percorso ad ostacoli indegno per una norma di civiltà. Usando le parole dello stesso Alessandro Zan nella relazione al disegno di legge:

“Sono stati messi in luce dagli organi di stampa numerosi eventi violenti, tutte azioni legate a discriminazioni per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. Abbiamo assistito a una vera e propria escalation dei crimini d’odio legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, azioni di violenza inaudita, spesso commessi da gruppi nei confronti di singole persone identificate come omosessuali o di coppie omosessuali, anche nel pieno centro di molte città italiane”

Alessandro Zan (e gli altri relatori) – Proposta di legge n. 569/2018, pagina 1 – 2 Maggio 2018

Nella stessa Aula, durante la discussione del 3 e del 4 Novembre, non sono mancati rigurgiti ed opposizioni al disegno di legge. Ha avuto, infatti, da affermare il deputato on. Paolini, in forza alla Lega le seguenti parole:

“Si creano prima con la legge le condizioni necessarie, per creare quel clima di denuncia e di sospetto, che oggi non c’è. E ce l’ha detto l’OSCAD: i casi sono pochissimi, nonostante quello che dicono. Grazie a Dio, sono pochissimi, aggiungo.”

On. Luca Rodolfo Paolini – 3 Novembre – Discussione sull’articolo 9 della proposta di legge a firma dell’On. Zan

E se la diminuzione di quest’anno è motivata dal fatto che, dall’inizio della pandemia, non ci sono più serate al bar o nelle piazze, e quindi niente risse, negli anni precedenti l’OSCAD ha denunciato un raddoppio dei casi di discriminazione rispetto all’inizio delle rilevazioni nel 2010 (qui un articolo di ADNKronos che riporta le statistiche consultabili anche qui). L’attuale diminuzione è, quindi, motivata dall’attuale regime di coprifuoco e da un lockdown che è durato quasi tre mesi.

Non è, quindi, avvenuto, come vogliono insinuare alcuni, un improvviso moto verso il rispetto e la civiltà, ma, anche se fosse, persino un solo crimine denunciato (perché l’OSCAD rileva solo i crimini denunciati e, per come funziona la giustizia penale di questo Paese, c’è da chiedersi chi si metterebbe anche a perdere tempo a denunciarli) sarebbe troppo. Il senso della battaglia che sta dietro la legge Zan non è ideologico, ma concretamente pratico, in Italia sono stati codificati i crimini d’odio nel 2018 ed il legislatore ha tralasciato dalla tutela un’intera gamma di delitti.

Lo stesso disegno di legge Zan salva, in ogni caso, la libertà d’espressione già garantita dall’articolo 21 della Costituzione, una previsione ad abundantiam resa necessaria per evitare un’interpretazione troppo libera del testo del Codice Penale, come riformato.

Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

Articolo 4 del testo approvato dalla Camera dei Deputati

Insomma, ai fini della presente legge, si potrà, in ogni caso, esprimere il proprio dissenso. Ma, del resto, la legge vuole colpire l’istigazione alla violenza, non ha mai voluto, nelle intenzioni dei suoi relatori, creare un reato d’opinione. Ancora vale la pena citare il deputato on. Paolini con le sue stesse parole, che rendono al meglio il pensiero di una fascia rilevante della popolazione italiana:

È una cosa incredibile e rivela il vero scopo, il vero scopo che è quello di fare il lavaggio del cervello, cioè condizionare soprattutto le generazioni future.

On. Luca Rodolfo Paolini – 3 Novembre 2020 – Discussione sull’articolo 9 della proposta di legge a firma dell’On. Zan

Il corpo del reato (si perdoni il termine) è la questione relativa all’art. 9, ora articolo 10 nel testo approvato. In esso era stato proposto un emendamento da parte delle opposizioni a cui il Relatore Zan si è, fin dall’inizio, opposto. Nella proposta delle opposizioni si prevedeva di eliminare del tutto l’articolo di cui stiamo parlando, sotto l’accusa di fare il “lavaggio del cervello alle giovani menti”, usando le parole dell’ on. Paolini. E questo articolo non riguarda nient’altro che i modi per stilare le statistiche relative ai crimini d’odio che riguardano l’omotransfobia. Ad ogni modo, il testo tanto temuto dalle opposizioni sul “lavaggio del cervello” è stato espunto, per buona pace dei suoi oppositori.

Sarebbero da raccontare altri interventi che hanno un sapore misto tra il comico ed il grottesco ad opera degli “onorevoli” membri della Camera dei Deputati, ma il racconto sarebbe lungo e superfluo.

Eppure, dalle parole citate, dette da membri del Parlamento italiano e non da bulli di strada, è davvero preoccupante che, in questo Paese, ancora non si sia trovata la soluzione a questa categoria di crimini d’odio. Il ritardo è talmente evidente da essere kafkiano, allo stesso modo della “mancanza” presente negli articoli 604-bis e 604-ter del Codice Penale, nella loro originaria formulazione.

Dal solo esame della discussione parlamentare emerge un quadro che, senza esagerare, può definirsi preoccupante, specie dai banchi dell’opposizione, dove viaggiano teorie complottistiche, luoghi comuni e tanto altro, e tutto in un’aula parlamentare. Ed inoltre, la proposta di legge ha superato soltanto la Camera dei Deputati e la sua Commissione. Ora resta da combattere la battaglia in Senato, presso cui il testo è stato già trasmesso per l’esame in Commissione.

E se, in Italia, certi testi di legge viaggiano a velocità incredibili, tanto da poter parlare di una sovrapproduzione legislativa, il testo della proposta dell’on. Zan, che, originariamente prevedeva due articoli, ha impiegato oltre due anni per ottenere la prima approvazione e resta necessario il secondo passaggio in Senato.

Questa è una battaglia di civiltà che merita di essere combattuta e se in Parlamento navigano personaggi indegni della carica che ricoprono, non di meno ci sono altri politici che in aula affermano le loro convinzioni ed attraversano le forche caudine dell’iter parlamentare. Sono due anni che questa proposta di legge gira per gli uffici della Camera dei Deputati, l’unico auspicio è che, in Senato, non impieghi lo stesso tempo se non un tempo maggiore, vista l’attuale situazione emergenziale che stiamo vivendo.

Foto di Life Matters da Pexels

La battaglia contro la discriminazione è appena agli inizi nel nostro Paese dove, per troppo tempo, si è cercato di nasconderla sotto il tappeto. È, finalmente, arrivato il tempo che questo Paese faccia un passo ulteriore nel campo dei diritti civili, coerentemente alla Costituzione che dice espressamente:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Costituzione Italiana, Articolo 3 comma I

E sul tema dell’eguaglianza, si può concludere con una citazione:

Se ci pungete non diamo sangue, noi? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo?

William Shakespeare – Il MERCANTE DI VENEZIA – SHYLOCK, ATTO III, SCENA I

Tutti noi siamo uguali, è tempo che i crimini d’odio entrino a far parte di un passato da dimenticare, non meritano di essere ancora viventi nel mondo attuale.

Fonti:

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Domenico Sepe
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