Striscia il Bodyshaming

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Giovanna Botteri, nota corrispondete Rai, classe 1957, finisce anche lei contro la sua volontà nella satira fasulla di canale 5. Durante un servizio di Striscia la Notizia, andato in onda lo scorso 28 aprile, Michelle Hunziker – che noi sappiamo essere importante giornalista ed inviata televisiva – prende di mira la sua acconciatura tramite un servizio, che sarebbe dovuto essere “di difesa” ai molteplici attacchi haters che la corrispondente Rai sta ricevendo negli ultimi mesi.

Difatti l’abbiamo vista più del previsto, Giovanna, che con la sua professionalità e puntualità ci ha raccontato con approfondimenti e spiegazioni l’andamento della pandemia Covid-19 direttamente da Pechino, esattamente dove tutto ha avuto inizio. Insomma, poco tempo per pensare al look e all’acconciatura. Ma al pubblico italiano questo non interessa, bisogna sparlare. Bisogna che l’occhio abbia la sua parte e il servizio andato in onda lo scorso 28 aprile pare legittimare a tutti gli effetti, quella concezione puramente occidentale e maschilista che, per apparire in TV, devi essere per forza di cose bella.

Non importa ciò che dici, non importa il tuo valore, ho bisogno di guardare i tuoi capelli luminosi e i tuoi occhi blu, le labbra carnose e perdermi due minuti tra la tua scollatura.
Se sono una donna, ti invidio e ti ammiro, ti imito. Se sono un uomo, ti guardo e basta.
Del tuo vasto curriculum, dei tuoi servizi come inviata speciale durante il crollo dell’ URSS e la guerra di indipendenza croata nel 1991, la guerra in Bosnia nel 1992 e l’assedio a Sarajevo dal 1992 al 1996, sei o non sei bella, ma bella occidentale, non me ne faccio assolutamente niente.

Del servizio satirico che di satirico pare non aver avuto nulla, numerosi sono stati gli attacchi alla Hunziker da parte di vari utenti social, schieratisi dalla parte della Botteri. Il pubblico italiano, quello sano, pare non aver mandato giù il fatto che una donna come la Hunziker, da anni attiva nel panorama della difesa dei diritti delle donne, abbia fatto una caduta di stile di questo genere, dalla quale si è preservata, affermando che il servizio fosse a favore della collega che si era fatta – finalmente – una messa in piega.

Nel corso degli anni, numerose sono state le intellettuali vittime di bodyshaming. Ricordiamo l’avvocato Marcia Clark, venuta alla ribalta grazie al caso O.J Simpson, che negli anni ’90 fece scoppiare i media americani. Il caso di O.J Simpson divenne mediatico per la fama del giocatore di football e Marcia, non abituata a stare sotto i riflettori, bensì dietro il banco di un’aula da tribunale a difendere i propri clienti, veniva costantemente umiliata dai giornali per la sua acconciatura e il suo look. Le umiliazioni furono così pesanti per lei che, dopo la chiusura del caso, definitosi con l’assoluzione dell’imputato, smise di essere un avvocato.

La Botteri preferisce non pensarci e risponde a queste umiliazioni con un lungo e prezioso messaggio, che, speriamo, faccia riflettere i telespettatori e le generazioni future.

“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi… Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, cu*i, nasi orecchie grossi.Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere.Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne”.

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