Giovanna d’Arco. Prima parte: la pazza o la santa

Tempo di lettura: 6 minuti

Giovanna d’Arco ha rotto, con la sua vita, gli schemi medioevali legati alle donne: lei fece quello che era vietato. In questa serie di articoli parleremo di questa figura storica che, in vita, ha spaccato la società del suo tempo ed invertito il corso della storia e che, dopo la morte, è diventata una figura simbolica contesa da ogni parte politica.

La Pulzella d’Orléans è un personaggio storico affascinante, capace di dare un impulso agli eventi nel corso di due anni. Di nessun’altra donna del periodo si è parlato tanto e resta una personalità difficilissima da inquadrare.

Giovanna, la pazza.

Giovanna era figlia di contadini, ma ricchi: il padre era il sindaco del suo villaggio natale, Domremy.

La ragazza non aveva sicuramente accesso ai mezzi della cultura in quello sperduto villaggio della Lorena, ma, come tutti gli uomini e le donne dell’epoca, aveva un rapporto strettissimo con la religione cristiana. Il suo stesso villaggio era un caso particolare: era l’unico villaggio fedele al Delfino Carlo in una zona fedele al Duca di Borgogna, alleato degli inglesi, ed è riportato di come i giovani abitanti spesso si scontrassero violentemente con i ragazzi dei villaggi vicini. La stessa Giovanna ebbe a dire di un ragazzo borgognone che abitava nel suo villaggio:

Lo odiavo tantissimo. Avrei voluto tagliargli la testa.

Poi, resasi conto della violenza di quelle parole aggiunse:

Se ciò fosse piaciuto a Dio

Parole di Giovanna d’Arco al processo di Rouen, 1431.

La sua epopea iniziò, secondo la stessa testimonianza della Pulzella al processo del 1431 e delle sue amiche d’infanzia in quello del 1456, quando Giovanna, ancora bambina, cominciò a sentire delle “voci” in un bosco vicino la sua casa natale. Inoltre, come affermato da lei stessa nel corso del primo processo, aveva frequenti visioni di santa Caterina, santa Margherita e San Michele.

Molti interpreti hanno spiegato questo fatto quale segno di qualche disturbo mentale, ed anche i genitori ed i coetanei pensarono, in un primo momento, che fosse pazza. Non era, infatti, infrequente che le donne potessero sentire delle voci, ma le persone dell’epoca non erano ingenue; ritenevano, certamente, che questo fenomeno fosse possibile, ma erano molti cauti nell’ammetterne i casi ed era sempre presente il dubbio che questi fenomeni fossero provocati dal Diavolo1.

Jeanne d’Arc, Jules Bastien-Lepage, olio su tela, 1879, Metropolitan Museum of Art, New York

Per cui la giovanissima Giovanna correva un grande rischio nel fare la sua “rivelazione”, eppure lei stessa sembrava fermamente convinta che Dio l’avesse scelta per guidare una causa giusta: liberare la Francia dal giogo degli inglesi che, in quel momento storico, avevano il controllo di tutta la parte settentrionale ed erano ad un passo dal dilagare nel resto del paese.

Colui che sarebbe diventato re di Francia, Carlo di Valois, era ancora soltanto il delfino ed era stato diseredato dal padre a favore del figlio del Re d’Inghilterra, marito di sua sorella. Inoltre, non era stato incoronato e non era riconosciuto re da tantissimi sudditi francesi. Sotto molti aspetti, poi, la pretesa del re Enrico V d’Inghilterra sembrava molto più solida di quella del Delfino Carlo, in quanto il primo era stato riconosciuto Reggente di Francia dal padre del Delfino. Al contempo, era osteggiato dai dotti della Sorbona di Parigi nell’ambito della guerra civile tra armagnacchi e borgognoni2.

È in questa fase convulsa che Giovanna fece la sua comparsa nella storia europea. Lei, convinta dalle sue voci di avere una missione divina da compiere, decise di recarsi a Vaucouleurs dove incontrò il capitano Robert de Baudricourt. Questi, convinto che la ragazza fosse una folle, decise di rimandarla a casa raccomandando al padre ed allo zio di mollarle due ceffoni per farla rinsavire.

Il padre, del resto, era terribilmente preoccupato: la stessa Giovanna, nel corso del suo primo processo, riportò le terribili parole del padre per come gliele aveva riferite la madre. Secondo il racconto della Pulzella, il padre era ormai deciso che, se non le avesse trovato un marito, l’avrebbe affogata in un fiume. Parole durissime dette da un padre, ma bisogna entrare nella mentalità del tempo, in un’epoca dove i soldati erano liberi di scorrazzare per i campi saccheggiando e marciando, molte ragazze scappavano di casa per poter seguire i soldati; era, dunque, in gioco l’onore della famiglia di Giovanna che non poteva permettersi di avere una poco di buono in casa e far correre voci su questo da parte degli abitanti del piccolo villaggio. Per questo la ragazza venne rinchiusa in casa con il divieto di uscire ed incontrare persone, racconterà lei stessa al processo:

“Fremevo di scappare di casa, mi sembrava che il tempo non passasse mai, come per una donna incinta”

Infine, al terzo tentativo, Robert de Baudricourt si convinse a mandarla alla corte del Delfino Carlo; inoltre, con una colletta dei suoi compaesani, le furono comprati un cavallo ed una spada3. Il capitano de Baudricourt, poi, le fornì una scorta dei suoi uomini per il viaggio fino a Chinon, ma non prima di averla fatta sottoporre ad un esorcismo per verificare che le sue voci non fossero state quelle del Diavolo. Non solo, Giovanna chiese anche dei vestiti da uomo, un fatto inaudito per un’epoca dove vigeva il principio espresso nella Bibbia dove si dice:

“La donna non si metterà un indumento da uomo né l’uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio”

Deuteronomio 22: 5

Inoltre la ragazza decise di tagliarsi i capelli, altro fatto scandaloso per l’epoca. Sempre nella Bibbia c’è un passo di San Paolo di Tarso:

“Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, manca di riguardo al proprio capo, perché è come se fosse rasata. Se dunque una donna non vuole coprirsi, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra”

Prima Lettera ai Corinzi 11: 3-5

Giovanna, la santa.

Dopo undici giorni passati evitando le truppe inglesi, tra campi di battaglia e campagne in rovina, la Pulzella arrivò a Chinon nel marzo 1429 per incontrare l’uomo che era definito, con disprezzo, il “re di Bourges”: il futuro Carlo VII. In quegli stessi giorni Jean d’Orleans, futuro luogotenente di Giovanna, inviò degli uomini a Chinon per raccogliere informazioni su questa strana ragazza di 17 anni e capire se fosse una folle, o l’ultima speranza per la Francia.

Un’immagine di Carlo VII re di Francia

A Chinon Giovanna, dopo due giorni d’attesa, ottenne udienza presso il Delfino di Francia Carlo.

Il racconto di questo incontro ha quasi il sapore della leggenda, ma tutti i cronisti riportano una versione simile: prima che la Pulzella entrasse nella sala delle udienze, Carlo VII, quasi a voler schernire quella strana ragazza, si era nascosto tra i nobili presenti in sala ed un suo vassallo si era vestito con gli abiti regali per mettere alla prova la giovane contadina, ma Giovanna, con assoluta sicurezza si inginocchiò davanti a lui chiamandolo “gentile delfino”. Carlo, stupito, indicò l’altro uomo, ma Giovanna era assolutamente convinta: si stava inginocchiando davanti al legittimo erede del trono di Francia4. Il delfino, tuttavia, non era assolutamente convinto del “miracolo” e la fece interrogare, a Chinon, in materia di fede da ecclesiastici di chiara fama tra cui il suo stesso confessore. Va detto, però, che già negli anni precedenti alcune mistiche avevano predetto la venuta di una vergine guerriera che avrebbe ribaltato le sorti del conflitto in favore della Francia5.

Dopo aver passato questo esame preliminare, il delfino Carlo la mandò a Poitiers. Qui Giovanna subì un secondo, molto più approfondito, esame, durato tre settimane durante il quale venne interrogata in materia di fede da dotti universitari ed ecclesiastici. Del resto, tanti erano i punti problematici della sua figura: oltre al fatto di impugnare una spada e vestire da uomo, si presentò con i capelli tagliati.

La commissione di dotti era spaventata: era una donna che faceva cose chiaramente vietate ad una donna, era una figura scandalosa, ma la corte del delfino spingeva per un responso. La commissione prese tempo: per prima cosa verificò che fosse davvero una donna, poi, poiché affermava di essere una vergine mandata da Dio, vennero chiamate delle dame di corte a verificare anche questo con un esame approfondito, ma era tutto vero: Giovanna era una fanciulla ed era vergine6.

Alla fine la commissione non si spinse a dire che Giovanna fosse un’inviata di Dio – c’erano troppi dubbi e troppi fatti scandalosi – ma ammisero che la cosa poteva essere possibile. Tanto bastava a Carlo di Valois ed ai suoi consiglieri.

Nel racconto popolare e nella mente di molti nobili, ormai, Giovanna era una santa vivente ed era l’ultima possibilità per la Francia.

Tutti iniziarono a credere nel miracolo.


Note

[1] Alessandro Barbero, Giovanna d’Arco o il coraggio di fare quello che alle donne è vietato. Parte delle Conferenze in streaming in collaborazione con Intesa-SanPaolo – Link

[2] Franco Cardini, Giovanna d’Arco. La vergine guerriera. 1999. Milano. Mondadori.

[3] Note 1 e 2

[4] Nota 2

[5] Nota 1 e Guillame Cousinot, Chronique de la Pucelle (réimpression de l’édition de Vallet de Viriville), Caen, Paradigme, 1992.

[6] Nota 1

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