Un’altra repubblica delle banane – The Italian Job

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Un facile parallelismo agli eventi che si sono consumati a Roma sarebbe quello con l’aggressione a Capitol Hill di Gennaio, quando il Parlamento statunitense è stato preso d’assalto dagli estremisti pro-Trump (e ne abbiamo parlato in Un’altra repubblica delle banane?), ma qui in Italia è più giusto parlare di un “Italian Job“, dove l’irruzione non si è consumata sui palazzi delle istituzioni costituzionali, ma presso un’istituzione altrettanto importante per la democrazia italiana.

Cominciamo dai fatti: sabato 9 Ottobre la storica sede della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, la CGIL, è stata attaccata da un numeroso, quanto raccogliticcio, gruppo di persone che, senza aver rispetto delle comuni norme sociali, hanno sfondato le porte d’entrata della confederazione sindacale, sopraffacendo i pochi agenti che erano stati messi all’entrata. È stato un assalto al più antico sindacato italiano, fondato nel 1944 come continuazione della più antica CGL, che fu sciolta dal regime fascista. Una storia, dunque, come si direbbe con una parola molto alla moda oggi, di “resilienza” a favore dei lavoratori con una missione storica di aggregazione di una massa contro le potenze industriali di modo da compensare la situazione in cui il lavoratore, da solo, non ha un sufficiente peso contrattuale da contrapporre al colosso. Questa è l’essenza del “sindacato”.

Ed allora cosa ha rappresentato l’offensiva alla sede della CGIL a Corso d’Italia a Roma? Ha rappresentato una sconfitta della libertà e dell’uguaglianza sociale, dei valori alla base della nostra Costituzione che dice testualmente:

L’organizzazione sindacale è libera

Articolo 39

Questo perché, in un paese civile, non è possibile che avvenga quanto, nei fatti, è successo: un’invasione in piena regola nei confronti di un’organizzazione di parti sociali, che gioca un ruolo tanto delicato nell’equilibrare le forze contrattuali dei lavoratori con quelle dei datori di lavoro. È, quindi, scandaloso che sia avvenuto un fatto del genere e che, soprattutto, si sia verificato nella capitale e sia stato fomentato da un leader politico nel corso di una manifestazione di piazza.

Non può, poi, passare inosservato il silenzio serbato da alcune forze politiche del nostro Parlamento, che dovrebbe vigilare sui valori costituzionali, su questa vicenda. È infatti piuttosto nota, nonché riportata da alcune televisioni, la filippica della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in merito alla vicenda con cui ha affermato, senza prendere esplicitamente le distanze da Forza Nuova, protagonista dell’attacco:

Le scelte di queste organizzazioni sono sempre proficue per la sinistra […] e proficuo per un Governo che può far finta di non vedere che in piazza ci sono migliaia di persone che protestano contro il Green Pass

Question Time – WebTv Camera. 13 Ottobre 2021

Va detto, anche per dovere di cronaca, che Giorgia Meloni aveva intenzione di andare a deporre una corona di fiori nel ghetto ebraico di Roma in ricordo del rastrellamento del 16 Ottobre 1943, ma si è deciso di posticipare l’iniziativa a dopo le elezioni, secondo quanto asserito dalla stessa deputata in un tweet. Resta da vedere se, dopo le elezioni a Roma, manterrà questa sua promessa.

Invece, il Partito Democratico ha presentato una mozione per lo scioglimento di Forza Nuova: una mozione “forte” a cui tutto il centrodestra ha preferito non aderire. Tant’è vero che, in Italia, lo scioglimento di un partito o di un’organizzazione è prevista solo in un caso: quello tracciato dalla XII Disposizione Transitoria della Costituzione, nel caso in cui venga tentata la rifondazione del Partito Fascista. Il che ci porta a dover dire che la Costituzione Italiana è un documento che nasce in maniera profondamente antifascista. Ma si deve dire anche che lo scioglimento d’imperio di un’organizzazione, per quanto in odore di estremismo, segna una sconfitta per la democrazia che, in questo caso, non è capace di combattere con altri mezzi il fenomeno. Inoltre, gli si darebbe la scusa per diventare loro stessi, in un ossimoro che avrebbe dell’incredibile, dei “martiri della libertà”, e potrebbero propugnare una narrativa vittimistica basata sull’idea di censura del pensiero.

Del resto, le soluzioni sono a disposizione della magistratura che ha la possibilità e gli elementi per prendere tutte le opportune decisioni in merito alla vicenda, invece rispondere ad un atto antidemocratico con un altro atto antidemocratico da parte dell’esecutivo rappresenta una sconfitta tanto delle istituzioni repubblicane che della democrazia italiana in generale.

A riguardo dice la legge Scelba, attuativa della XII Disposizione Transitoria, all’articolo 1:

[…] si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione o un movimento persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politico o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principii, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.

Ma resta grave la mancata presa di posizione di partiti che siedono in quello stesso Parlamento che rappresenta il cuore dell’istituzione democratica costituzionale e che dovrebbero, quantomeno, prendere una posizione di netto rifiuto dei metodi e delle ideologie propugnate da Forza Nuova. Eppure, in questo periodo di tramonto della sinistra, assistiamo all’alba dei nuovi fascismi i quali, forse, non portano più in spalla i fasci e non regalano più busti di Mussolini da mettere nel salotto, ma continuano a diffondere lo stesso messaggio d’odio ed intrinsecamente antidemocratico, e questi fanno comodo ad alcuni partiti in sede di elezioni. Mentre, da soli, movimenti come CasaPound e Forza Nuova non hanno mai raggiunto gli scranni parlamentari ed i loro risultati elettorali sono piuttosto modesti, il che vuol dire che gli italiani sono, fondamentalmente, estranei agli estremismi, siano essi di destra o di sinistra.

Manifesto omofobo esposto da una sede di Forza Nuova, si notino anche le croci celtiche in campo rosso, simbolo internazionale dei movimenti neofascisti.

Ripugna, certamente, in un ordinamento democratico vedere scorrazzare gruppi di estremisti che assaltano palazzi, oltre al fatto che non ci sono chiare prese di posizione da parte di partiti che vivono grazie a quel processo democratico da loro tanto osteggiato nei dibattiti pubblici, ma tanto amato in sede di rimborsi ed indennità. Ma può far certamente sperare il fatto che questi movimenti antidemocratici, almeno per il momento, non trovino un reale spazio nel dibattito democratico e sopravvivano per l’attenzione di sparuti nostalgici di un’epoca che neanche loro stessi hanno vissuto.

Per cui, nel quadro di disordine che si è creato da quest’assalto di Forza Nuova, si possono trarre alcune conclusioni. La prima è la grave, gravissima mancanza del Ministero dell’Interno, nella persona della sua titolare La Morgese, a prevenire o, quantomeno, a limitare i danni di questa raccogliticcia forza che ha attaccato la sede della CGIL, che aveva marciato su Corso Italia al grido “Prendiamoci la CGIL”. La seconda è il rumoroso silenzio di certe forze politiche che, evidentemente, raccolgono un certo consenso elettorale anche in queste frange estremiste e preferiscono stare ai due lati della barricata, pur se viene da domandarsi se avrebbero fatto lo stesso se ad essere stata assalita fosse stata la sede di Confindustria. L’ultima conclusione è data dalla miopia di un Governo che, ormai ben consapevole di avere un potere scevro da ogni preoccupazione elettorale, sta agendo sulla base di direzioni completamente avulse ad ogni contesto politico e ad ogni minimo collegamento con il popolo sovrano, ben consapevole che i partiti di questa maggioranza, per quanto abbaino, non sanno mordere.

L’Italia è un’altra repubblica delle banane? Da quello che si può vedere nel nostro agone politico non si può certo sperare in bene, ma, quantomeno, si può guardare con positività alle iniziative degli attuali referendum, della partecipazione della gente alle grandi battaglie di civiltà ed alla estraneità della maggioranza della popolazione ad ogni forma di ignorante estremismo. Sarebbe desiderabile, come avvenuto negli USA, una presa di posizione forte da parte di tutti i partiti contro un atto del genere che lede il rispetto non solo di un sindacato in quanto tale, ma alla democrazia stessa, alla Costituzione repubblicana ed alla tutela dei lavoratori.

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