Piero Angela: una vita dedicata alla divulgazione a ritmo di jazz.

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 Un “servitore della televisione” che ha incarnato ai massimi livelli il ruolo del giornalista di fare informazione.

Nei giorni scorsi Piero Angela, giornalista divulgatore di alta qualità e decano della Rai, ha voluto lasciare ai social del suo programma SuperQuark l’ultimo messaggio di saluto ai telespettatori: 

Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano. Malgrado una lunga malattia sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche, sedici puntate dedicate alla scuola sui problemi dell’ambiente e dell’energia. È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio”.

Le parole di Piero Angela testimoniano il grande spessore umano ed etico-morale di chi con lucidità e rigore ha condotto la propria vita privata e professionale.

Un’immutabile coerenza, quella di Angela, che lo ha consacrato nell’Olimpo di quei professionisti seri e perbene che con garbo ed educazione entravano, tramite il mezzo televisivo, nelle case di milioni di telespettatori.

I suoi programmi di divulgazione non solo di approfondimento scientifico, ma anche dall’ampio spettro socio-storico-culturale, avevano quel minimo comun denominatore nell’essere comprensibili ai più senza bisogno di ulteriori interpreti che si frapponessero tra i contenuti e lo spettatore. Un linguaggio chiaro e asciutto che poteva avere solo chi in prima persona si fosse posto il problema di comprendere prima di comunicare.

Primo grande amore per Piero Angela è stata la musica, in particolare la musica jazz. Pensare che il jazz è quel tipo di musica caratterizzato dal ritmo, elastico e a volte scandito in maniera ineguale, dall’uso estensivo dell’improvvisazione, di blue note, di poliritmia e di progressione armonica usate in modo diverso rispetto alla musica classica.

Sembra riconoscersi qui il Suo stile, rigoroso e puntuale, ma al contempo sempre incline alle novità, all’evoluzione del mondo, a quella elasticità di chi comprende e fa buon uso della materia della comunicazione culturale.

Da buon musicista scelse l’Aria sulla Quarta corda di Bach come sigla di SuperQuark, suo programma di maggior successo e longevità, capace di trasferire un trasporto elegante ed educato nella presentazione di contenuti dei più vari, complicati e interessanti dello scibile umano.

Lo sguardo innovativo di Angela si riconosceva nella capacità di guardare con fiducia alle nuove generazioni, ricordando che con gli strabilianti passi da gigante fatti in campo scientifico e tecnologico, un giovane nato oggi avrà sicuramente possibilità maggiori di far del bene a sé e alla propria comunità nel domani rispetto ai propri genitori. Propugnava costantemente il suo desiderio di stimolare e tirar fuori nei giovani quella curiosità che si fa elemento fondamentale affinché si progredisca intellettivamente e socialmente.

Non quantità di obiettivi, ma qualità reale di essi. L’insegnamento più grande lasciatoci da Piero Angela è questo. Il Suo testamento spirituale in cui al centro di tutto c’è la conoscenza è una preghiera laica alle nuove generazioni di non aver mai sazietà del sapere. Esso è davvero utile detenerlo solo se utilizzato e trasmesso ai più con il sicuro obiettivo, come l’indicazione della rotta segnata dal timoniere esperto, del progresso dell’umanità.

Il ricambio generazionale deve essere accrescitivo di possibilità, non il contrario, anche al costo di rimboccarsi le maniche per rimediare agli errori causati dall’opaca e scarsa lungimiranza delle generazioni precedenti.

Per questo ci mancherà Piero Angela. Saremo più poveri per la sua assenza fisica, ma la sua fiducia e il suo incoraggiamento camminerà sulle gambe delle future generazioni.

Addio Maestro della conoscenza swing.

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