Il mistero del Caravaggio rubato

Tempo di lettura: 3 minuti

In seguito ad una violenta rissa, per la quale fu incarcerato e che lo vide coinvolto con alcuni Cavalieri dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, Caravaggio nell’ottobre 1608 giunse in Sicilia dopo essere fuggito.

A dicembre dello stesso anno, l’artista cominciò a lavorare a Messina: per il ricco commerciante genovese Giovan Battista Lazzari realizzò La resurrezione di Lazzaro, pala destinata alla chiesa dei Crociferi; poco dopo, venne commissionata all’artista l’Adorazione dei pastori da porre sull’altare maggiore della chiesa cappuccina di Santa Maria della Concezione.

Prima del rientro a Napoli dello stesso anno, Caravaggio operò anche a Palermo eseguendo tra il mese di agosto e quello di ottobre l’ultima tela a noi nota realizzata nell’isola: Natività con i santi Lorenzo e Francesco.

L’olio su tela era destinato all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, dove rimase fino al 1969, quando fu misteriosamente trafugato la notte tra il 17 e il 18 ottobre. Le dinamiche del furto non sono mai risultate chiare: l’opera non era sicuramente sottoposta ad una stretta vigilanza (non vi erano né un vigilante né tanto meno un allarme), era protetta solamente da un cancello che per i ladri fu facile da scavalcare; la tela fu poi rimossa dalla cornice, fu tagliata e portata via probabilmente arrotolata.

Il quadro è un esempio plastico del linguaggio della maturità di Caravaggio: l’artista ci racconta la nascita di Cristo, il quale viene posto al centro della tela disteso su un panno bianco all’interno di un giaciglio di paglia. Il Bambino guarda verso l’alto dove si trova Maria, la quale ricambia lo sguardo del figlio in maniera malinconica, quasi fosse già cosciente del destino che lo aspetterà.

Sono poi presenti nella scena san Giuseppe, rappresentato di spalle e nel mezzo di una conversazione con un pastore, e i santi Lorenzo e Francesco ai lati opposti della tela, entrambi in preghiera e con il capo chino indirizzato verso il Bambino.

Molto interessante è sicuramente la figura dell’angelo: vestito completamente di bianco, entra in contrasto con il fondale neutro scuro; tiene in una mano un cartiglio su cui è scritto «GLORIA IN ECCELSIS DEO» mentre con l’altra indica verso l’alto, diventando così una sorta di mediatore tra il regno terrestre e quello celeste.

Si tratta di una tela dalla forte portata emotiva, che vuole coinvolgere lo spettatore facendogli vivere in prima persona la scena: la figura tagliata del pastore dà l’impressione che la scena continui fuori, nello spazio in cui si trova il fedele in preghiera.

Da quella notte dell’ottobre del 1969 le indagini non si sono mai fermate: se dal punto di vista internazionale, l’FBI ha inserito la tela tra i dieci più importanti furti d’arte del mondo, anche in Italia il Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri non ha mai smesso di lavorare per ritrovarla. In realtà, la certezza che l’opera sia ancora integra non c’è: secondo alcune testimonianze sarebbe stata divorata da topi e maiali, secondo altre sarebbe stata irrimediabilmente danneggiata durante il grottesco furto.

Una delle poche certezze degli investigatori è che si tratti di un furto su commissione di Cosa nostra: c’è chi racconta perfino che la tela si trovasse nella sala in cui si tenevano le riunioni dell’organizzazione.

Riuscire a separare la realtà dalle leggende risulta molto arduo, le informazioni che si leggono sono molte e confuse: sicuramente non è complicato immaginare un coinvolgimento diretto di Gianfranco Becchina, mecenate e mercante senza scrupoli della criminalità organizzata, legato alla famiglia di Matteo Messina Denaro che ha sempre coltivato la passione per l’arte.

Il 16 gennaio 2023, giorno dell’arresto del boss mafioso dopo trent’anni di latitanza, si è diffusa la speranza che proprio Messina Denaro potesse risolvere il caso di un dipinto che sembra ormai introvabile: uno dei primi ad occuparsi delle indagini fu Giovanni Falcone, ma neppure lui non riuscì a trovare una soluzione al rompicapo.

Il furto ha ispirato negli anni film e libri, oltre che racconti che hanno dell’inverosimile: secondo alcune testimonianze l’opera è stata sotterrata nelle campagne palermitane con cocaina e denaro.

Nel luglio 2015 è stata collocata sull’altare di San Lorenzo una copia della Natività con i santi Lorenzo e Francesco; anno dopo anno le possibilità di ritrovare l’opera si affievoliscono sempre di più, ma nessuno tra esperti e appassionati si è ancora arreso all’idea che la tela sia andata distrutta.

Iscriviti alla nostra Newsletter
Inserisci la tua e-mail e resta aggiornato con i nuovi articoli pubblicati!

Ricorda di confermare la tua e-mail!
icon

Appassionata di ogni forma d'arte, scrive per riordinare i pensieri e comunicare ciò che il mondo le suscita.

Sottoscrivi
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Feedback Inline
Vedi tutti i commenti