L’articolo 9 della nostra Costituzione e le sue controversie

Tempo di lettura: 4 minuti

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. 

  Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 

 Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. 

La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

Articolo 9 della Costituzione Italiana

L’Italia è l’unico paese europeo ad avere un articolo a sé stante riguardante la tutela del patrimonio culturale: presente fin dal 1947 e recentemente modificato con la Legge Costituzionale 1 del 2022 che ha inserito il comma 3, è forse uno degli articoli più complessi e controversi nella sua applicazione pratica.

La consapevolezza della necessità di una tutela del patrimonio è sempre stata insita all’interno della nostra comunità italiana, perfino prima che potesse essere definita tale. Si può partire dal 1309 con la Costitutio di Siena, una vera e propria Costituzione ante litteram: già nel quattordicesimo secolo, la popolazione senese percepiva l’urgenza di promuovere la bellezza della città sia per gli stranieri, sia per gli stessi cittadini.

Ed è proprio il verbo promuovere, insieme a tutelare, ad essere il cuore pulsante dell’Articolo 9: il nostro patrimonio genera conoscenza, ricerca e cultura. Ciò non avviene nell’interesse del passato ma delle generazioni future, degli italiani del domani: le testimonianze materiali che ci circondano sono inoltre contenitori di valori civili fondamentali e fondanti per la nostra società.

Dal punto di vista prettamente giuridico, l’articolo della costituzione sottoscrive il bisogno di promuovere la cultura a favore del turista, ma anche l’esigenza di una tutela e di una protezione nei confronti delle attività turistiche; il tutto viene affiancato dal sempre maggiore bisogno di un turismo sostenibile, quindi da attività turistiche che si sviluppino in modo tale da mantenersi per un tempo anche illimitato all’interno dell’area designata, senza alterare l’ambiente o ostacolare altre attività.

Il soggetto dell’intero Articolo è la Repubblica: essa non si può riferire però solo agli enti pubblici (statali, regionali e locali) e governativi, ma deve includere ogni singolo cittadino, che sarà così agente attivo. Solo così la cittadinanza sarà consapevole e portatrice di una sensibilità artistica.

Prendiamo come esempio la Cappella Brancacci di Firenze realizzata da Masaccio nel XVII secolo. Masaccio fu uno degli artisti che coniò il nuovo linguaggio dell’arte moderna, realizzando proprio nella Cappella uno dei suoi più grandi capolavori. La stessa cappella venne in seguito acquistata dal mercante di schiavi Francesco Feroni che, da sempre aveva desiderato una cappella per la propria famiglia; un luogo di sepoltura decorato da artisti emergenti della scena locale. Egli decise così di ridecorarla, eliminando gli affreschi di Masaccio. Solo grazie ad una contesa popolare sostenuta anche dalla moglie di Ferdinando II, Feroni costruì una nuova cappella presso la Santissima Annunziata di Firenze, abbandonando quindi l’idea di rinnovare l’apparato iconografico della Cappella Brancacci.

Non è facile che questo tipo di sensibilità mostrata dagli abitanti di Firenze quattro secoli orsono si riscontri nella contemporaneità. Sempre più spesso si assiste a una difficoltà nel valorizzare e promuovere il patrimonio artistico e culturale nazionale, andando anche verso un’arte esclusiva piuttosto che inclusiva.

Ne è esempio l’utilizzo di luoghi pubblici, quali la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze o Piazza del Plebiscito a Napoli, per eventi a fini privati come sfilate, cene aziendali di grandi marchi o la concessione in “affitto” degli stessi a celebrità.

La pubblicità, la politica e il marketing stanno entrando sempre più all’interno dell’arte: se, da una parte, indubbiamente questo porta a una grande promozione del patrimonio e della cultura, dall’altra comporta anche il rischio di danneggiare le opere. 

La digitalizzazione dei musei, la sensibilizzazione alla tutela tramite i social e una pubblicità più efficace grazie agli studi del marketing sono solo una parte di ciò che la modernità può positivamente offrire; non si possono dimenticare, però, casi come quello del 2011 in cui, per volere della politica fiorentina, si è andati sulle tracce di un Leonardo fantasma: è noto che nel 1503 fu commissionata da Pier Soderini a Leonardo da Vinci la Battaglia di Anghiari presso il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio di Firenze. L’opera non fu però mai portata a termine e la parete fu poi riaffrescata da Giorgio Vasari; la tecnica usata dal da Vinci risultò inefficace tanto che il colore colò completamente: se ne fosse rimasta traccia, sarebbe sicuramente stata preservata da Vasari. Nonostante ciò e nonostante fossero già state effettuate ricerche con radar senza risultati, si decise di “bucare” l’affresco di Vasari alla ricerca della ipotetica parete affrescata da Leonardo.

Anche diversi avvenimenti dell’ultimo periodo fanno riflettere molto su questa idea di arte come coscienza civile: dalle proteste ambientaliste che vedono protagoniste opere deturpate alla presunta necessità di chiudere e rendere esclusiva una città come Venezia. 

L’importanza del messaggio ambientalista sembra perdere importanza a causa del modo in cui viene veicolato: l’imbrattamento di opere fa nascere un braccio di ferro tra il comma 1 e il comma 3 dell’Articolo 9, quindi tra tutela del patrimonio culturale e tutela dell’ambiente, il quale probabilmente merita qualcosa di meglio di veder sfigurare un patrimonio in questi casi spesso universale.

Si è poi discusso molto anche su Venezia: indubbio è che i grandi flussi turistici mettano a rischio la conservazione della città veneta. Si dovrebbe però, forse, valutare se chiuderla e farne un bene unico a pagamento, rendendola così una sorta di parco divertimenti da visitare, sia effettivamente la scelta più affine all’occorrenza di tendere sempre più a un’arte civile, che rappresenti una comunità in cui essa stessa si riconosca e si ritrovi.

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