Quando i classici non si svecchiano

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Il 1° febbraio 2023, Massimo Gramellini, con un breve articolo della sua Rubrica[1] sul Corriere della Sera, commentava il “crollo” delle iscrizioni al Liceo Classico, come riportato da un articolo sulla stessa testata[2]: anzi, il riferimento fatto nella Rubrica “Il Caffè di Gramellini” ci aiutava anche ad osservare la variegata situazione presente in Italia dove c’è una diffusione delle iscrizioni agli istituti tecnici al Nord ed un diffuso dominio dei licei al Sud. Questa stessa analisi, invero molto approfondita, consente anche di osservare come ad avanzare non sono solo gli istituti tecnici, sempre con una stabile percentuale di studenti, ma i cosiddetti “nuovi licei”, cioè quegli indirizzi che, modernizzando la didattica, danno maggior priorità a materie come economia, diritto e le varie materie scientifiche, a discapito delle materie classico-umanistiche.

Inoltre, giova ricordare che nel 2014 fu modificato il regolamento relativo alla seconda prova scritta dei licei e, per quanto il classico sia rimasto immutato, fu tolta l’opzione, ormai puramente formale e teorica, della possibilità di una seconda prova di Latino al liceo scientifico che, materia non più sorteggiata dal lontano 1968, era un residuo dell’Esame di Stato precedente alla riforma del Ministro Sullo che aveva lasciato, fino a tempi recenti, la possibilità che il Ministero potesse scegliere anche il Latino insieme a Matematica e Fisica (quest’ultima introdotta nel 2004 come materia della seconda prova, ma ancora non sorteggiata).

Questa breve parentesi storica sui cambiamenti del liceo scientifico, senza considerare anche tutti gli indirizzi introdotti negli Anni Dieci di questo secolo, mostra come, di fronte ad un immutato liceo classico, un altro ordinamento, storicamente successivo, sia stato oggetto d’interventi mirati da parte dei ministeri che ne hanno esaltato le caratteristiche generalizzanti che, in tempi antichi, appartenevano anche al liceo classico. Infatti, l’attenzione del, pur confuso, legislatore si è focalizzata proprio sul percorso scolastico apparentemente più eclettico, dove si tenta di dare un equilibrio tra materie umanistiche e scientifiche arrivando, sotto certi profili, a superare quella flessibilità che un tempo sembrava appannaggio del liceo classico.

Eppure, il liceo classico, nelle memorie dei suoi studenti e nelle idee dei nuovi iscritti, rappresenta una scuola “speciale”, quasi al di sopra degli altri indirizzi di secondo grado disponibili nella scuola italiana ed esso, fino ad un certo punto, è la cartina tornasole di un atteggiamento altezzoso, e latamente elitario, dell’idea italiana che il liceo classico sia quell’indirizzo destinato a pochi privilegiati e che consente di “espandere” la mente, quasi fosse cannabis. Forse, quest’ultima affermazione poteva essere vera all’inizio del Novecento prima delle grandi scoperte scientifiche e prima delle due Guerre Mondiali e del Sessantotto, ma non nella realtà attuale.

La modernità, diversamente da quanto dice Gramellini, richiede anche che venga spiegato «come» funziona il mondo attraverso le materie affrontate nel proprio percorso. A ciò bisogna certamente unire anche un sano desiderio a chiedersi il «perché», ma viene il dubbio che ripetere migliaia di traduzioni di latino e greco antichi (la prima parlata a malapena in Vaticano, la seconda da nessuno) riesca a far capire concretamente come funzioni il mondo senza un minimo di approccio culturale alle materie scientifiche le quali, per carità, vengono anche svolte al liceo classico, ma in appena 5 ore settimanali al biennio e 6 ore settimanali al triennio (mettendo insieme le ore di Matematica, Fisica e Scienze Naturali). E per quanto le materie scientifiche non siano caratterizzanti il percorso del liceo classico, resta ridicolo che, alla fine del percorso scolastico del liceo classico, in Matematica, si sia (forse) affrontata la Trigonometria quando le facoltà ingegneristiche hanno, tra gli esami dei primi anni, la sequenza degli scritti di Analisi che richiedono, per lo sfortunato studente classico con la passione ingegneristica (quale essa sia) un approccio sicuramente più difficoltoso alle materie matematiche. In confronto il liceo scientifico senza opzione scienze applicate vede 9 ore al biennio e 10 al triennio, perdendo la lingua greca, ma con un modulo di Informatica nell’ambito delle ore di Matematica[3].

Allora è colpa dei genitori, o dei ragazzi, che si sono lasciati influenzare dal mondo moderno ed hanno compiuto il peccato capitale di abbandonare l’istituzione che è il liceo classico o, forse, è colpa di un ordinamento che, tra le varie riforme, non è mai stato veramente aggiornato al mondo moderno? Un ordinamento secondario che difetta in Matematica, Fisica e Scienze e che vede la completa assenza dell’Informatica non è un percorso che aiuta a farsi domande sul mondo, ma un tipo di scuola che permette sicuramente di fare citazioni colte alle feste esibendo una, pur ragguardevole, cultura classica (non generale perché le lacune in materie moderne ci sono e vanno compensate), ma senza un qualche minimo appoggio pratico.

E se è vero che gli antichi Romani affermavano che “multi multa, nemo omnia novit” (molti sanno, nessuno sa tutto), è pur vero che il sapere deve avere anche una destinazione minimamente pratica e parlare le lingue antiche ha un’utilità pratica solo per specifici percorsi di studio, ma si disperde quando queste non vengano coltivate. Non è poi giusto affermare che altri ordinamenti siano meno difficili o meno qualificanti del liceo classico perché lo scientifico, come sopra riportato, si dimostra eclettico, gli istituti tecnici sono ricercati nel mondo del lavoro ed anche le “nuove” opzioni del liceo scientifico si dimostrano appetibili dopo l’Esame di Maturità per un grande numero di percorsi di formazione.

Ma questo non vuol dire che il patrimonio culturale insegnato al classico debba andare disperso di fronte ai nuovi indirizzi; al contrario, più semplicemente il classico va finalmente aggiornato al mondo moderno, con le impostazioni didattiche del mondo moderno dove, a parità di ore, si dovrebbe dare maggior spazio alle materie scientifiche ed all’Informatica in modo che non ci siano persone che, uscite da una scuola secondaria, sappiano approcciarsi a malapena ad un PC.

Un’altra possibile soluzione poteva essere lo sperimentale classico “Progetto Brocca”[4] il quale, al costo di molte più ore settimanali (34 con anche altre possibili attività pomeridiane), permetteva di avere un approccio veramente eclettico e completo con programmi più vasti in Fisica, Matematica e Scienze e con l’aggiunta di Diritto ed Economia: questo particolare esperimento, per quanto ormai esaurito, è stato il primo grande progetto di modernizzazione del classico senza fargli perdere le sue caratteristiche fondamentali, per quanto al prezzo di un maggior carico orario. Un altro esempio è dato dal Liceo classico europeo che nasce da una sperimentazione internazionale all’interno dell’Unione Europea e prevede due lingue straniere e molte altre materie, ma al costo della versione di latino e greco tradizionale (che in quest’ordinamento è racchiuso genericamente nella “lingue classiche” in maniera simile ad altri istituti europei) con anche lo scambio di studenti in tutta l’Unione Europea e numerose attività pomeridiane (motivo per cui è ospitato nei “convitti nazionali”).

Per cui, nell’ordinamento scolastico italiano, gli spunti per la revisione e l’aggiornamento del liceo classico ci sono, e sono anche numerosi, ma resiste la tradizionale impostazione risalente alla Riforma Gentile del 1923 (pur se con varie modifiche nel corso degli anni), quando invece il classico, se è vero che deve aiutare a chiedersi il perché, dovrebbe essere aperto anche ad altre materie secondo un’impostazione maggiormente eclettica, similmente agli indirizzi del Gymnasium tedesco, dove non è raro che si svolgano 40 ore settimanali in classe (impostazione presa in prestito proprio dal citato Progetto Brocca) o anche il sistema liceale francese dove anche l’indirizzo letterario prevede un modulo (facoltativo) di Informatica.

Per cui, sicuramente, è bello poter “capire le cause delle cose, a snasare il conformismo degli anticonformisti, ad addestrare i sensi e la mente per riuscire a cogliere la bellezza in un tramonto o anche solo in una vetrina“, ma forse solo questo approccio mentale pecca di idealismo ed è inutile restare aggrappati a sistemi prestigiosi, ma del passato, quando è ben possibile aggiornare quello stesso ordinamento scolastico senza snaturarlo, ma piuttosto dandogli quella dose di mondo reale che nella mente degli studenti del classico è, troppo spesso, legato al mondo antico delle versioni di greco e latino e non al mondo moderno fatto di diritti, di intelligenze artificiali e di continue scoperte.

Sul tema, poi, si è espressa anche Galatea Vaglio in un’intervista su “La Repubblica” in cui viene espressa una posizione del tutto diversa sul tema, affermando che “[…]se c’è una cosa che ho sempre odiato era il sentirsi sto**** perché si faceva il classico, di per sé, convinti che il greco e il latino fossero come la bacchetta di Harry Potter, e bastasse prendere in mano un Rocci […][5], un’opinione che induce a riflettere sull’intrinseco classismo del classicismo scolastico il quale, in un ordinamento democratico e paritario, pretende, almeno culturalmente, di primeggiare quando le competenze che dà sono adatte a pensatori dell’Ottocento e non a costruttori di una società moderna.

Rispettare i classici del mondo antico è fondamentale – su questo non possono esserci dubbi – ma diventa controproducente quando quest’aspetto cade in un solipsismo di classe che, piuttosto che aprirsi al mondo che cambia, preferisce chiudersi in un lontano passato. Per cui è chiaro che il liceo classico non deve morire, come sta facendo con il suo numero di iscritti, ma deve rispondere alle sfide dell’oggi con un atteggiamento di rinnovata autocritica (come viene insegnato in Filosofia) per riuscire, coerentemente al proprio spirito, ad offrire un’approfondita conoscenza del come funzioni il mondo unito al suo tipico desiderio di conoscere il perché.

Per cui al liceo classico non servono nostalgici peana, ma proposte di concreto rinnovamento dei suoi programmi.


[1] Un vero classico di Massimo Gramellini su “Il Caffè di Gramellini” – Corriere della Sera – 1° febbraio 2023 su https://www.corriere.it/caffe-gramellini/23_febbraio_01/vero-classico-83582dba-a1ab-11ed-8104-5554690e695f.shtml

[2] Scuola, iscrizioni 2023-24. Addio al classico, i «nuovi licei» battono quelli vecchi di Gianna Fregonara e Orsola Riva su https://www.corriere.it/scuola/secondaria/23_gennaio_31/iscrizioni-2023-24-addio-classico-nuovi-licei-battono-quelli-vecchi-26349c0c-a17b-11ed-8104-5554690e695f.shtml?refresh_ce

[3] D.P.R. n.89/2010 sull’ordinamento scolastico il monte orario ministeriale per il liceo classico è indicato nell’Allegato C, per le altre scuole secondarie nei rispettivi allegati Gazzetta Ufficiale

[4] Le proposte della Commissione Brocca (edscuola.it)

[5] Crisi del classico? Parla Galatea Vaglio: “E’ stato il mio liceo, ma difenderlo per principio è classismo” di Ilaria Venturi su “La Repubblica” – 6 febbraio 2023 https://www.repubblica.it/cronaca/2023/02/06/news/liceo_classico_calo_iscrizioni_galatea_vaglio-386686052/

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