Honduras, la problematica del sovrappopolamento carcerario continua

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Centinaia di persone private della libertà sono morte violentemente nei centri penali in Honduras negli ultimi anni. In una classifica del World Prison Brief (WPB) del 2021, il principale database mondiale sulle questioni penitenziarie e compilato dall’Istituto per le indagini sulla criminalità e la giustizia (ICPR), l’Honduras è al sesto posto tra i paesi con le carceri più affollate della regione. Il paese possiede 25 centri penali, compresi quelli di “massima sicurezza” situati in settori del paese dove l’ondata di violenza è aumentata notevolmente a causa dell’aumento della criminalità organizzata e di altre questioni locali.  

Secondo il Centro di prevenzione, trattamento e riabilitazione della tortura, l’Honduras ha un evidente problema di sovraffollamento carcerario. Le autorità assicurano che i centri penali sono sovraffollati del 70% a livello nazionale e secondo le statistiche il sovrappopolamento dei detenuti supera le 6,000 persone.

Il 20 giugno, il paese si ritrova ad assistere l’ennesimo dramma. Nel centro Penitenziario Nazionale Femminile di Adattamento Sociale (PNFAS), che si trova a 25 km dalla capitale Tegucigalpa, sono morte 46 donne, sconvolgendo tutto il paese e le organizzazioni internazionali.

Il centro penitenziario femminile, noto come Centro Femenino de Adaptaciòn Social (CEFAS), ospita al suo interno un’area di massima sicurezza in cui risiedono le leader delle principali gang criminali del Paese, la Mara Salvatrucha e la Barrio 18. Lo scontro tra gang, oltre a scatenare un violento conflitto, sottolinea nuovamente un problema evidente non solo di sovraffollamento ma anche di mal gestione a livello giudiziario del paese. Gli scontri tra i gruppi criminali che controllano le carceri sono quelli che hanno portato massacri e rivolte negli anni, favorendo così anche la crescita delle reti criminali nelle celle. Le prigioni sono un elemento molto importante per lo sviluppo di queste gang: lo stretto contatto tra i carcerati aiuta il reclutamento di nuovi ragazzi che spesso sono solo in carcere per spaccio e piccoli reati. Il basso tasso di guardie e la mancanza di controllo delle celle influiscono sulla violenza, sulla corruzione e sul traffico di droga e di armi tra i detenuti. Il vero problema che si continua a riscontrare non è solo la mal gestione del sistema carcerario ma una giustizia penale lenta che vede troppo spesso un abuso della detenzione preventiva tra gli incriminati aiutando così l’aumento del sovraffollamento carcerario.

Lo Stato è responsabile di proteggere la vita e l’integrità delle persone che ha sotto la sua custodia, in particolare delle popolazioni che si trovano in situazione di vulnerabilità, e questi fatti dimostrano l’attuale necessità di accelerare una riforma carceraria che coinvolga i tre poteri dello Stato”, ha detto la rappresentante dell’Oficina del Alto Comisionado para los Derechos Humanos (OACNUDH)in Honduras, Isabel Albaladejo, in una dichiarazione. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite ha detto di essere preoccupato per la carenza di agenti di sicurezza carceraria.

La presidente dell’Honduras, Xiomara Castro, in risposta a quello che lei stessa ha definito: “un mostruoso omicidio” è stato quello di dimettere subito il ministero della Sicurezza, nominando una giunta per la detenzione e ripristinando il controllo militare nei penitenziari, una soluzione che mette nuovamente a rischio il sistema di corruzione del paese – una problematica nazionale che purtroppo persiste da anni. Il nuovo titolare del Segretariato per la Sicurezza, il generale Gustavo Sanchez, ha promesso di presentare al Congresso Nazionale, entro pochi giorni, il suo nuovo piano di sicurezza che includerebbe la proposta di aumentare le pene per il reato di terrorismo. Secondo il generale, si dovranno condannare i membri delle strutture criminali qualificando come terroristi qualsiasi membro di una struttura, mara o banda, solo per il semplice fatto di esserlo.  Questa modalità di approccio vede mettere in pericolo nuovamente i diritti umani: “E’ pericoloso soprattutto per i giovani, che rischiano di essere arrestati, accusati e condannati solo sulla base di una supposizione, non garantendo neanche il giusto processo” risponde così l’avvocato penalista e difensore dei diritti umani, Eddy Tábora. Questo approccio, non può che generare ulteriore violenza e mal gestione del paese, che secondo l’indice delle Nazioni unite del 2022, viene classificato al 157° posto su 180 nazioni proprio per corruzione.

Questa tragedia che vede il paese nel mirino mondiale deve essere un incentivo non solo a trovare una soluzione al sistema penitenziario, ma una soluzione all’intero problema. L’aumento delle pene, il poco investimento da parte del governo sul recupero e la prevenzione dei detenuti, l’incremento di paramilitari e la mancanza di azione concreta da parte dello Stato, che invece ricerca la soluzione al problema generando solo più conflitto, non sono la giusta soluzione ad evitare il ritorno a processi di militarizzazione della società ripercorrendo nuovamente i passi dei governi precedenti.

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