L’attacco di Anonymous all’America impunita

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Dopo le proteste susseguitesi all’uccisione di George Floyd per mano di un agente della polizia, anche i cyber-attivisti scendono in campo per urlare con forza i diritti dei cittadini americani.

In un video lanciato sul web di appena tre minuti, un uomo incappucciato e mascherato, in pieno stile Anonymous, declama le intenzioni degli hacker: «Negli ultimi vent’anni sono 193 gli afro-americani uccisi dalla polizia, purtroppo nella maggior parte dei casi, l’unico rimasto vivo a raccontare la vicenda, è un poliziotto»

Il gruppo Anonymous si è fatto strada nella società, dando luce agli aspetti più bui del nostro mondo e, anche questa volta, non si è tirato indietro. Infatti, dopo aver hackerato i server del distretto di polizia di Minneapolis, si è introdotto nel sistema radio della polizia di Chicago, trasmettendo la canzone Fuck The Police, esattamente sulla frequenza attraverso la quale vengono rilasciate comunicazioni.

Cosa più sconvolgente, sembrerebbero aver diffuso un documento scottante concernente il presidente americano, Donald J.Trump.

A quanto risulta dal documento, il presidente pare essere legato alle azioni criminali dell’imprenditore Jeffrey Epstein, arrestato per abusi sessuali e traffico di minorenni. Morì in carcere per circostanze misteriose nel 2019.

Una causa federale presentata in California nell’aprile del 2016, coinvolgerebbe il presidente negli affari criminogeni di Epstein. Secondo le accuse, i due avevano aggredito per anni una giovane donna americana durante le vistose feste newyorchesi. La causa sfortunatamente non fu mai avviata, poiché gli avvocati di Epstein e Donald Trump, specialmente, riuscirono a rimandare continuamente il processo fino a quando non venne annullato del tutto e con esso, l’accusa mossa nei loro confronti.

I documenti di Anonymous su Trump, noti già nel 2016 ma mai messi in discussione, ritornano a fare un giro clamoroso nel grande teleschermo del web, sperando di offrire loro la visibilità che meritano di ricevere. Negli stessi, gira un’accusa riguardo alla morte della principessa Diana, la quale era presumibilmente a conoscenza delle attività criminali degli uomini e della famiglia reale, anch’essa compromessa. La sua morte accidentale potrebbe, quindi, non essere stato un incidente.

Nei file ritrovati dai server della polizia di Minneapolis, oltre ad una lista di nomi che identificano cittadini americani che hanno mani in pasto nel traffico di minori, sono stati resi pubblici anche nomi di cittadini italiani, complici nelle medesime attività.

#OpDeathEaters è l’operazione posta in essere dal gruppo di cyber-attivisti nel 2015, intenta ad attaccare l’impunità dei potenti di fronte a crimini da loro stessi commessi. Anonymous, allora, trascina in essa la campagna #BlackLivesMatter, dando voce ai diritti dei cittadini afro-americani e battendosi per la condanna verso le azioni violente e ingiuste della polizia statunitense.

La morte di George Floyd accende una miccia pronta ad esplodere.

Stanotte, 31 Maggio 2020, si spengono le luci della Casa Bianca e i sistemi di sicurezza, solitamente attivi ventiquattro ore su ventiquattro. I #BackLivesMatter avanzano senza paura. George Floyd, come il muro di Berlino.

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