Luca Attanasio

L’ultima missione di Luca Attanasio, morto per servire l’Africa

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Luca Attanasio, 43 anni, ambasciatore italiano in Congo, è morto in un attentato insieme alla sua guardia del corpo, Vittorio Iacovacci, lunedì mattina a Kanyamahoro. Viaggiavano in un convoglio umanitario nell’area Est del Paese al confine con la Rwanda, zona già famosa per numerosi attacchi terroristici avvenuti in loco. Nell’attacco, è stato ucciso anche l’autista di Attanasio, Mustapha Milambo, mentre tre persone sono state sequestrate e ora tenute sotto sorveglianza dagli aguzzini.

Vittorio Iacovacci, giovane guardia del corpo di soli 30 anni, accompagnava l’ambasciatore in una missione speciale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per ristabilizzare la Repubblica Democratica nel Congo, e purtroppo sono stati fermati troppo presto.

La polizia locale ha raccontato che l’Ambasciatore e la sua guardia, in realtà, dovevano essere bersaglio di un rapimento a scopo di ricatto. Sono stati così inizialmente catturati e portati in una foresta. Dopo che il commando aveva ucciso il loro autista, il convoglio è stato attaccato da almeno sei persone: al sopraggiungere della polizia e dei ranger della zona è nato un conflitto a fuoco, nel quale sono rimasti uccisi i due prigionieri. Nonostante l’attacco, gli assalitori sono riusciti a fuggire e a portare con sé altre quattro vittime, di cui una è riuscita a scappare totalmente illesa: un cittadino italiano dipendente di un’organizzazione umanitaria, molto conosciuta nella zona congolese.

Proprio per l’enormità dei gruppi armati che si aggirano nella zona Est del Congo, ai confini della Rwanda, ancora non è chiara la motivazione dell’attacco. C’è chi sostiene che il responsabile principale sia il Fronte di Liberazione della Rwanda, già protagonista di forti rivolte e dei cruenti genocidi degli anni ’90.

Il convoglio di cui facevano parte i due italiani, faceva parte di un progetto per l’Organizzazione delle Nazioni Unite, Monusco: è un’opera di peace-keeping, che lavora nel Congo dal 2010 e vede impegnati oltre 12.000 militari di tutto il paese. «Tutto ciò che noi in Italia diamo per scontato», aveva detto Attanasio alla cerimonia di consegna del premio internazionale Nassiriya per la Pace, ricevuto pochi mesi fa, «non lo è in Congo dove, purtroppo, ci sono ancora tanti problemi da risolvere. Il ruolo dell’ambasciata è innanzitutto quello di stare vicino agli italiani, ma anche contribuire al raggiungimento della pace».

Studente della Bocconi di Milano in Economia aziendale, a 26 anni entra al Ministero degli Esteri per essere poi assegnato alla Cooperazione economica e agli istituti che si occupavano principalmente dell’Africa Subsahariana, dove Luca ha lasciato tutto il suo cuore. Nel 2010 a Casablanca occupò il ruolo di console e a fine incarico, fu nominato così giovane capo segretario alla direzione generale per la mondializzazione; nel 2014 divenne primo segretario ad Abuja, in Nigeria, luogo in cui metà della popolazione investe un’età compresa tra i zero e i 24 anni; nel 2017 viene inviato in Kinshasa, Congo, per lavorare come ambasciatore italiano e investire parte del suo lavoro e della sua anima in zone splendenti e traboccanti di sofferenza.

L’attenzione per le campagne contro l’Aids, l’assistenza ai profughi, ai minori, agli ammalati; le battaglie per i vaccini anti Covid-19; le campagne di contrasto alla povertà, di sostegno alla scuola, sono soltanto piccoli momenti di vita nella lunga devozione che l’ambasciatore ha garantito tra quei confini per tutti questi anni. Che la sua figura non svanisca, che la sua azione non sia stata vana e che il suo ricordo venga tramandato nel tempo come esempio di galanteria e amore verso il prossimo, verso l’emarginato. Questo ci auguriamo, Luca, e questo resterà per sempre di te.

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